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I dagherrotipi della memoria

20/02/12  silvio.maselli

Ieri pomeriggio mia madre, dopo aver molto insistito in verità, è riuscita a portarmi nella cantina per liberarla dai miei libri ancora depositati dai miei. Erano lì dai tempi in cui vivevo a Roma e non potei portarli con me.

Scartando qua e là, mi sono imbattuto in un vecchio album di foto risalenti agli anni novanta.
Una foto in particolare mi ha colpito. Ritraeva, nella saletta di proiezione di Anarres - un centro culturale barese che ho gestito con alcuni amici molti anni fa - me, Citto Maselli e Oscar Iarussi.
Eravamo giovanissimi!
L’ultima volta che ho rivisto Citto, infatti, è stato a Venezia e purtroppo era in sedia a rotelle, per i postumi di una brutta paresi che lo ha recentemente colpito.

Si trattava della prima edizione di uno dei primissimi concorsi di cortometraggi realizzati in Puglia, era il 1998, un’altra era geologica. Al governo credo ci fosse Prodi ed io avevo 23 anni. “Corti & maledetti. Mezzo giorno e mezzo no, il Sud tra vecchio e nuovo” si chiamava il festival, un sottotitolo verbosissimo e barocco, come amavo essere all’epoca!

Molti anni dopo Oscar ed io saremmo stati chiamati ad un compito elettrizzante e difficile: creare dal nulla l’Apulia film commission.
Non tocca a me, a noi, dire di avercela fatta. Bene o male, però mi ha stretto il cuore rivedere quella foto e non per la gioventù testarda che esprimevamo, né per la tenerezza dell’ingenuità di chi muoveva i suoi primi passi nel mondo della produzione e diffusione culturale.

Mi ha commosso ripercorrere il mio rapporto con Oscar: allora era un talent scout e anche grazie a lui, che compose la giuria, imparai tante cose di questo nostro mondo. Si fidò di me, appena ragazzo, aderendo alla mia offerta di entrare in giuria, di sorbirsi corti dalla qualità discutibile, di subire la serata in grande stile che organizzammo in onore di ospiti, giuria e pubblico. Lo stile che ci si poteva permettere in un sottoscala ambiziosissimo e spartano. La qualità che offriva un proiettore analogico che allora si chiamava video beam a tre tubi colorati, altro che HD!

Ma ci fu vicino, come molti anni dopo siamo stati vicini vicini per creare una speranza per tanti, una certezza per la nostra terra, per fare migliore la Puglia del cinema e della cultura.

Rivederci oggi, com’eravamo, mi fa pensare che, di quell’ardore, non ho smarrito niente per strada e che ogni stagione deve avere il suo inizio e la sua fine.
Ma è stato bello conoscerti e crescere con te, Oscar.

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