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Per ricordare gli 80anni dalla nascita del grande regista e critico cinematografico François Truffaut, scomparso il 21 ottobre 1984 a soli 52 anni in Francia, l’associazione Culturale cinematografica Staziocineforum in collaborazione con Apulia Film Commission ha organizzato, giovedì 16 alle 20 al Cineporto di Lecce (presso Manifatture Knos, via Vecchia Frigole 36, info: 0832/090446), una conversazione con il vicepresidente di Apulia Film Commission Luigi De Luca sul tema: “…come un treno nella notte” - Letture e immagini da François Truffaut a ottanta anni dalla nascita-.
L’opera cinematografica di Truffaut, comprende 22 lungometraggi, tra il 1959 e il 1983, più tre cortometraggi legati all’inizio della sua carriera da regista. Opere straordinarie e indimenticabili, ma anche punti fermi nella storia del cinema.
Possiamo individuare tre snodi essenziali nel pantheon espressivo di Truffaut: la critica estetica della settima arte (la celebre edizione dei “Cahiers du Cinéma”, la nascita della Nouvelle vague e il contributo alla “scoperta” di Hitchcock); il personaggio di Antoine Doinel (Jean Pierre Léaud), alter ego cui affida gran parte della sua saga narrativa, a partire dalla difficile infanzia; infine il rapporto complesso e affascinato con le figure femminili di quasi tutti i suoi film (dall’indecifrabile e libera J. Moreau di Jules e Jim –‘62- , fino alla frizzante androginìa di F. Ardant – compagna nella vita - che surclassa maschi e delitti in Vivement dimanche ! –‘83-).
Ma il vero fulcro artistico della sua poetica risiede nella capacità di inventare storie e di narrarle in forma leggera ma seducente, facile solo all’apparenza. La profonda radice letteraria della sua opera è innegabile, e ha il merito di riferire l’arte cinematografica alla sua matrice più nobile. In questo il regista ha le idee ben chiare, che consegna ai suoi amati Cahiers du Cinéma: “Per me il cinema è un’arte della prosa. Definitivamente. Si tratta di filmare la bellezza senza averne l’aria. A questo tengo enormemente… la poesia mi esaspera […] Amo la prosa poetica, ma solamente la prosa. Amo il cinema perché è prosaico, è un’arte indiretta, inconfessata, occulta nel momento stesso in cui si mostra”. Forse in queste parole è racchiuso il fascino indefinibile che ancora si respira nei suoi film.
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