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Gli amministratori

11 09 09 @ 09:40  silvio.maselli

I politici certe volte dicono cose che mi fanno pensare sul senso della politica. Non dico altro. Basta leggere.

“Valorizzare e raccontare la Lombardia attraverso le fiction tv. Questa la proposta che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, avanzerà domani sera (11 settembre) alla cena a Venezia, dove è in corso il Festival del Cinema, assieme ai rappresentanti del mondo del cinema e della tv: dai produttori ai distributori e ai vertici di RaiCinema, Medusa, RaiTrade, Cinecittà. L’obbiettivo è rilanciare la Lombardia Film commission, la fondazione non profit creata per promuovere sul territorio lombardo la realizzazione di film, ficrion tv, spot pubblicitari o documentari.
Il presidente lombardo racconterà le ultime imprese della nuova Cittadella del cinema, realizzata a Milano nella sede delle ex manifattute Tabacchi e i progetti in cantiere. La Lombardia ritiene che non sia il caso di distribuire fondi a pioggia ma sia meglio concentrarsi sui progetti meritevoli che abbiano valore artistico, promuovano il territorio e abbiano respiro internazionale. Un’idea? Lavorare sul mondo della moda, potenziale contenitore di storie interessanti. Una fiction che racconti le realtà delle maison e delle sfilate potrebbe ad esempio essere un buon mezzo per far conoscere il marchio “made in Italy” nel mondo.”

Fonte: Il Giornale


Cosa fanno gli altri?

08 09 09 @ 09:57  silvio.maselli

Nella strategia di costruzione di una (ottima) film commission, il funding è sicuramente la chiave principale di accesso al mercato della produzione, tanto più che sempre più spesso lo stato centrale si ritira dal sostegno diretto, lasciando alle regioni parte di tale compito.

Questo sta facendo la Toscana. Ho le mie perplessità, perché conosco il modo con cui ragionano le produzioni italiane ed internazionali. Arrivate su un territorio, difficilmente lasciano sul terreno i diritti della propria opera.
Ma la storia si incaricherà di dimostrare se il modello toscano funziona oppure no. Memento Piemonte…

Eccolo descritto:

Nell’ambito della Mostra del cinema di Venezia, la Toscana Film Commission ha reso nota l’attivazione del bando per le opere audiovisive che valorizzano l’identità regionale. Il fondo di 9 milioni di euro che ha una durata biennale, sarà a favore di sceneggiature originali e film, capaci di rendere visibile il patrimonio storico-culturale, paesaggistico-ambientale, della Toscana. È stata anche annunciata la commissione, in carica per un triennio, che giudicherà il valore dell’opera filmica: sarà composta da cinque membri, tra i quali il critico Paolo Mereghetti, Viviana Dal Bianco, direttore del N.I.C.E. Festival e Luciano Barisone, direttore del Festival dei popoli. “Il finanziamento che sarà elargito rispetto alle produzioni cinematografiche – ha dichiarato Paolo Cocchi, assessore regionale alla Cultura e Turismo – sarà di due tipi e raggiungerà al massimo 200mila euro per le opere prime e 450 mila euro per le opere seconde: la Toscana Film Commission entrerà in veste di coproduttore o nel preacquisto di diritti dell’opera”. Saranno tre le sessioni – il 30 novembre 2009, il 31 marzo 2010 e il 30 giugno 2010 – che assegneranno il finanziamento. “Inoltre stiamo studiando un progetto di sostegno al settore dell’esercizio – ha sottolineato Cocchi – attraverso, ad esempio, il rinnovo di apparecchiature tecniche, per dare ai film la capacità di arrivare ad un pubblico più vasto”.

Fonte: Box Office


A Venezia

08 09 09 @ 09:50  silvio.maselli

A Venezia si va per lavorare, e noi lo abbiam fatto, con la consueta lena e producendo risultati sia immediati, sia sul medio periodo.

La eco del Bari International Film & Tv festival è molto buona e dice di un interesse reale. E molte sono le produzioni che ci (mi) hanno cercato a Venezia per discutere e capire le modalità di sostegno alla produzione cinematografica da parte pugliese.

Segnalo gli esiti di un dibattito tenuto dalla rivista Box Office su windows, mercato free e pay tv. Mi sembra interessante per comprendere il livello del dibattito in corso:

Festival di Venezia: il convegno di ‘Box Office’

Lo sfruttamento dei film in tutta la filiera nell’incontro organizzato venerdì nello spazio di Cinecittà Luce

Window, filiera, redditività dei film, situazione dell’esercizio. Di tutto questo si è discusso venerdì pomeriggio presso lo spazio Cinecittà Luce al Festival di Venezia, nell’ambito del convegno organizzato da ‘Box Office’, dal titolo: “La fruizione del prodotto cinematografico: problemi, evoluzioni, opportunità”; l’incontro è stato introdotto dal direttore del quindicinale Antonio Autieri e moderato dal presidente di Editoriale Duesse, Vito Sinopoli. Nel suo intervento, Riccardo Tozzi, presidente Cattleya, è tornato sulla difficile situazione dei cinema cittadini che penalizzano il cinema italiano e ha affrontato il problema del download illegale: “Noi dobbiamo far diventare cliente chi in questo momento scarica illegalmente i film. La repressione seria va bene se affiancata a un’efficace offerta legale di contenuti. La nostra legge antipirateria va bene, va migliorata e applicata. Invece di pensare a nuove leggi, come quella francese, credo che dobbiamo recuperare Internet come strumento di ricavo e potenziare l’offerta legale”. Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Film si è soffermato sul tema delle window: “Sulle window abbiamo perso tempo arroccandoci su posizioni anacronistiche, il mercato è cambiato. Io non sono d’accordo su finestre da 17-20 settimane, né per il day and date, ma sono favorevole a una ragionata flessibilità. Ci sono esempi di film diversi che vanno analizzati caso per caso”. Sulla pirateria ha aggiunto: “Purtroppo e per diversi motivi è successo ben poco in questo campo. Ci vuole un salto di mentalità: irrigidire la repressione dell’utilizzo illegale di film ma proporre un’offerta legale”. Paolo Ferrari, presidente e amministratore delegato Warner Bros. Italia, ha spostato l’accento sui limiti del mercato italiano: “Warner ha fatto scelte importanti per il mercato estivo. Vedo, però, che non tutti siamo d’accordo. Non c’è volontà comune tra i distributori; alcuni non vogliono rischiare ma se non allunghiamo la stagione non avremo mai un mercato. La situazione è ingarbugliata. Abbiamo una stagione di otto mesi. Quale industria regge? Questo è il problema. Quando ci siamo incontrati nel settore per parlare seriamente di questi problemi? Dobbiamo sederci tutti intorno a un tavolo e trovare soluzioni; finora ci siamo presi in giro su questi temi”. Di window ha parlato anche Andrea Stratta, direttore generale Uci Italia: “Le window, sala – home video, vanno regolamentate a livello europeo. In Francia c’è una legge che regola la window a 4 mesi. Su ‘Box Office’ Giampaolo Letta ha sostenuto che una window soddisfacente oscilla tra le 8-10 settimane. Le nostre associazioni, Anec e Anem, hanno risposto dicendo che non si può accettare una window di questo tipo. In questo caso testimonio la compattezza di tutto l’esercizio che deve difendere il proprio business”. Sulla situazione dell’home video ha parlato Gian Maria Donà dalle Rose, amministratore delegato 20th Century Fox Home Entertainment: “C’è un trend per cui si sta sostituendo il rental con uno sfruttamento in parte legale di contenuti su Internet. In base ad alcune ricerche sul mercato Usa, risulta che circa il 40% del profitto degli studios è dato dall’home video grazie anche allo sfruttamento della library tramite dvd, che permette di dare vita poi a budget alti nella produzione; noi vogliamo difendere questo business che permette di dare vita a grandi produzioni, importanti per tutto il settore. Senza lo sfruttamento della library non ce la faremmo”. Paolo Del Brocco, direttore generale Rai Cinema, si è soffermato sull free tv: “La free tv è ancora il mezzo più utilizzato: oltre 50 milioni di persone vedono i film in tv e 17 milioni solo in free tv. Il gradimento della fruizione è molto alto. Alla gente piace vedere i film, anche quelli vecchi. C’è un problema, però, sull’utilizzo dei film in tv perché arrivano più usurati, ma non dobbiamo essere pessimisti: il film è sempre importante per i palinsesti. In realtà c’è una diminuzione di programmazione di film in prima serata ma non c’è una flessione nelle 24 ore. La Rai trasmette 1.100 film all’anno e 300 sono italiani”. Di difficoltà dei film in tv ha parlato anche Nils Hartmann, direttore Cinema & Intrattenimento Sky Italia: “I film in pay non performano come prima. Il blockuster di Natale due anni registrava un milione di spettatori ora arriva a 700mila. I motivi? Il problema può essere anche la pirateria. Oggi, poi, la gente guarda più le serie, meno i film. Le serie sono di grande qualità e impegnano meno lo spettatore. Se un film ha successo in sala per noi è importante, perché questo vuol dire successo anche per noi. Ci sono, però, prodotti direct to video che stanno avendo grande successo”. Per Marco Leonardi, direttore contenuti e marketing Mediaset Premium: “Ci sono segnali preoccupanti importanti. Canale 5 non ha in palinsesto film nel periodo di garanzia, perché non hanno audience. Questo è un dato importante per la filiera nella sua completezza. Il prodotto arriva alla free tv logoro e questo è il rischio. Il problema è la free che vive di ritorno commerciale immediato. Non sottovaluterei il cambiamento del consumatore. La gente chiede contenuti in modalità non lineare; cioè vuole scegliere quando e come vedere i contenuti preferiti”.

 


Conservare per creare.

26 08 09 @ 07:13  silvio.maselli

A Roma, mi cercava sempre un signore lucano, tale Gaetano Martino. Il primo appuntamento me lo diede al “Bar delle donne”, alle spalle di Santa Maria Maggiore. E mi parlò del suo gusto per la raccolta di film. Effettivamente questo gusto me lo descrisse con una semplice domanda di complicità: “tutti i film in pellicola che distribuisce la tua azienda, dopo aver terminato l’uscita, vengono portati al macero. Tranne due o tre pellicole che non hanno avuto uno sfruttamento particolarmente intenso e sono pressoché intonse. Bene, arrivati a quel punto, mi chiami vengo con il mio furgone e me le prendo io. Che ti costa?”.

Mesi dopo, da sospettoso meridionale qual ero, affrontai il viaggio per Oppido Lucano. Gaetano, di cui ero oramai divenuto amico, mi presentò il suo paese, il cinema, una mostra sulla storia del cinema, la moglie. Iniziò il flusso di pellicole da Roma a casa sua. Poi scoprii la meraviglia dei suoi capannoni. E ancora sognavo, con un mio carissimo amico esercente, di realizzare centinaia di retrospettive in pellicola come già facevo a Roma al cinema Politecnico.

Ed ecco cosa racconta la Repubblica di oggi a proposito della nuova fatica cinematografica di Giuseppe Tornatore…
A Gaetano Martino andrebbero intitolate statue e strade, ancora in vita, vivo e attivo come lo vorremmo per i prossimi secoli.
Il sogno di Gaetano Martino, le persone come Gaetano Martino tengono in vita questo Paese, altrimenti morto. E sepolto…
Viva il cinema, viva i sogni.

L´uomo che conserva la storia del cinema

La raccolta lucana dove Tornatore ha trovato immagini per “Baarìa”

Il cinema del paese era di mio padre. Quando chiuse per gioco iniziai la collezione che ora è necessaria,contro l´oblio

Oppido Lucano (Potenza) - dal nostro inviato Roberto Rombi

La vista, dagli ottocento metri di altitudine di Oppido Lucano, meno di quattromila anime al centro della Basilicata, è su una serie di colline che si succedono fino alla pianura pugliese. Nessuno potrebbe pensare che in questo paesaggio dal sapore arcaico sia conservata una delle più affollate collezioni di cose di cinema. Lo sapeva Giuseppe Tornatore che è ricorso alla Cineteca Lucana per i materiali necessari a molte scene del suo Baarìa che aprirà il prossimo Festival di Venezia.
Qui, infatti, in questo severo, isolato paese, Gaetano Martino ha raccolto con frenesia da collezionista, ogni oggetto, macchina, immagine o documento che abbia un nesso col cinema. I numeri sono impressionanti: 800 tra proiettori e macchine da presa, 15.000 film, 18.000 documentari, 150.000 manifesti di cui un centinaio dell´epoca del cinema muto, 12.000 libri di interesse cinematografico, senza contare la sezione pre-cinema con 180 tra lanterne magiche e visori. E tutto in quattro masserie, una stalla da buoi dismessa, tre magazzini in paese, la cantina della suocera, la casa della madre più il fiore all´occhiello, un capannone non ancora terminato ma già pieno a metà, voluto dalla Regione Basilicata dopo che la raccolta è stata riconosciuta come Cineteca Lucana.
Gaetano Martino ha qualcosa che lo apparenta a “Nuovo Cinema Paradiso”: un´infanzia e un´adolescenza passate nella cabina di proiezione del padre, proprietario del cinema Lux di Oppido, “negli anni fulgidi di Catene, Tormento, I figli di nessuno”. Nel 1978 viene proiettato l´ultimo film e la sala viene chiusa. La prima macchina da presa della sua raccolta Martino la preleva da uno straccivendolo romano e la porta a Oppido.
“Collezionista? Sotto molti aspetti sì – ammette - ma molto presto il lato ludico della faccenda è diventata la necessità di riempire un vuoto perché nessuno si occupa di salvaguardare cose che sono la storia del cinema”. A lui era ricorso Tornatore quando lavorava a Nuovo Cinema Paradiso. “Poi l´anno scorso mi ha richiamato dicendomi che Baarìa doveva coprire tre epoche. Gli serviva un proiettore del 1913 in una scena in cui viene proiettato Cabiria nel cinema di Bagheria, quando il pubblico comincia a prendere in giro il dicitore che con enfasi legge le didascalie di D´Annunzio. Alla fine il ruolo del proiezionista l´ho sostenuto proprio io. Tornatore voleva anche ricostruire una scena del set di Lattuada durante le riprese del Mafioso nella Bagheria del 1961. Ho trovato quattro foto e in una di queste si vede sullo sfondo il cinema del paese con la locandina di La carovana dei coraggiosi. Tornatore mi ha chiesto quel manifesto e io ce l´avevo. Come avevo riflettori, carrello, binari e scatole originali degli obbiettivi. Altra richiesta è stata quella di spezzoni dei film Catene, Incompreso, Gli argonauti, Il Vangelo secondo Matteo e Il buono, il brutto e il cattivo”.
Visitare i depositi di Oppido è uno strano percorso, un viaggio altalenante nella storia del cinema. In una masseria, tra pile di pizze di pellicola, si nota una versione originale, in inglese, di Senso. Nell´ex stalla c´è un raro documentario del 1940 sugli operai intenti, per la minaccia dei bombardamenti, a impacchettare i monumenti. In una cantina sono accatastate le migliaia di interviste volute da Spielberg ai sopravvissuti dei campi di concentramento nazisti e ai loro familiari. “Ho trasferito tutto questo materiale in dvd per l´Archivio di Stato e ho conservato le pellicole originali”, spiega Martino. E poi film muti, comiche ecc… Martino gestisce la monumentale raccolta con un esiguo gruppo di quasi volontari. Fortunatamente il Ministero dello Sviluppo e quello dei Beni Culturali hanno trovato un accordo: prevede l´intervento della Regione Basilicata.


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24 08 09 @ 09:09  silvio.maselli

Torno a casa, torno alla film commission.
Dieci giorni di ferie posson bastare, se hai cinque film in preparazione e una serie tv lunga, impegnativa e decisiva. Due cineporti da completare. E se insieme devi far partire progetti per milioni di euro sul Por pugliese, oltre a portare tre progetti a Venezia (Honeymoons di Goran Paskaljevic, Il Grande sogno di Placido, Uerra di Paolo Sassanelli). Ma di questi progetti parlerò a breve, spero e a lungo…

Pensieri di questi giorni di ferie? Moltissimi, in verità.
Due ne segnalo.

La Puglia piace. Piace la ospitalità della sua gente, piace il suo clima culturale, piace il ‘mood’. Ed è la prima volta che ne ho una percezione chiara, avendo incontrato, nell’epicentro della Valle d’Itria dove ho passato le mie vacanze, tanti turismi possibili con la medesima predisposizione alla scoperta di una terra ancora vergine. Qui dentro è la chiave del successo, non dobbiamo mai dimenticarlo.

Due. Il cinema, inteso come esercizio, è in crisi verticale. Noi dobbiamo fermarla, con progetti innovativi, buona volontà e finanziamenti mirati. Questa è l’altra sfida. Per farlo occorre molta intelligenza e, soprattutto, una visione alta, forte, nuova: occorre, cioè, una strategia che in Italia manca del tutto.

Segnalo, come contributo all’analisi, due articoli usciti in questi giorni. Ne riparlerò.

Buona ripresa a tutti.

“Se l´isola reale vive il suo agosto peggiore, la Capri televisiva della fiction non se la passa meglio. Il set volta le spalle alla Campania. È guerra con la Regione. E il marchio sulla serie rischia di evocare un fantasma. Nello slang napoletano, un “pezzotto”.

Una guerra via via più aspra tra la Regione e la produzione di Angelo Rizzoli. Poi i decreti ingiuntivi per un contributo di 650 mila euro che da Palazzo Santa Lucia non è mai arrivato nelle casse del commendatore Angelo Rizzoli, ormai “stanco di queste prese in giro, perché sono convinto che quei soldi non c´erano più a disposizione per noi”.

Mentre, dalla Regione, si continua ad obiettare che “è stata invece la produzione a non esibire mai la corretta rendicontazione delle spese, ma le regole valgono per tutti”. Infine, l´austerity che ha spinto a tagliare su trasferte e voli verso la Campania. E insomma per questi ed altri motivi “Capri 3″ dice ciao non solo a Capri, ma alla costiera e al mare che corre al di sotto di Ostia.

Per quanto a malincuore, produzione e Raifiction non hanno fatto nulla per nasconderlo. La terza serie di successo in lavorazione in questi giorni a Cinecittà - con un cast quasi completamente rinnovato dopo il forfait della coppia Gabriella Pession-Sergio Assisi; Isa Danieli che scompare dopo la prima puntata, la stella emergente di Bianca Guaccero che ne diventa protagonista, come new entry lo stile di Lucia Bosé e la verve di Lando Buzzanca -, il prodotto che due anni fa superò l´originario obiettivo del 26 per cento di share, farà a meno del territorio di cui porta il nome. E non solo.

I set e le trasferte di attori, maestranze, scenografi, costumisti e comparse, hanno voltato le spalle non solo ai Faraglioni e a Marina Piccola, ma anche ad altri scenari suggestivi delle coste campane che pure, nell´immaginario del pubblico, avevano contribuito alla qualità artigianale del prodotto. La famosa “Villa Isabella” della fiction nella realtà era il palazzo nobiliare di Villa Guariglia a Raito, paesino della costiera amalfitana sul promontorio di Vietri sul Mare. Si girava a Punta Carena come a Tramonti. Luoghi ed atmosfere che, oggi, saranno “ricreati” altrove.

Confessa la regista Francesca Marra, che è tornata al ponte di comando dopo aver diretto la macchina da presa nella seconda unità della prima serie: “I nostri scenografi hanno fatto miracoli, hanno realizzato il palazzo di Raito davvero come nell´originale, tutto nei teatri di posa. Come pavimenti, abbiamo dovuto usare le originali e celebri maioliche di Vietri. Quando siamo entrati lì dentro, è stato quasi commovente…”.

Certo, aggiunge la Marra, “toccherà a noi fare qualche salto mortale, e poi si sa il cinema è così. Facciamo un campo a Piazza del Popolo e il controcampo è a Berlino. Il brutto, piuttosto, è che nessuno ti potrà mai dare la luce interiore e l´atmosfera che offre vivere e respirare quel luogo. È vero anche che alcuni esterni, per motivi di budget, dovremo girarli non in costiera ma a Sperlonga, a Gaeta, a Santa Marinella. Sì, per evitare le trasferte fuori del Lazio. Si tratta naturalmente di decisioni che passano sulla nostra testa, che vanno rispettate. E comunque torneremo giù per alcune riprese, di certo. Noi ce la mettiamo tutta perché il prodotto piaccia e trasmetta la passione che ci infondiamo”.

Marra ricorda: “Fin quando ho lavorato io su “Capri”, ricordo la magnifica disponibilità che la Regione Campania e la vostra Film Commission hanno mostrato a tutti i professionisti e i lavoratori coinvolti in questo progetto. Questo posso testimoniarlo perché abbiamo sempre avuto una mano sul territorio, e abbiamo lavorato con grande entusiasmo”.

La polemica non investe, ovviamente, la questione di fedeltà ai luoghi, anche perché il dna di tanti capolavori del cinema è fatto di abili, scontate, persino vistose truffe geografiche. Il tema, piuttosto, è un altro: calano introiti, finisce un complesso indotto. E un altro piccolo pezzo di industria televisiva emigra verso nord, lì dove qualcuno vorrebbe si parlasse sempre meno il romano di Cinecittà (figurarsi il napoletano di Capri e Raito).”

E poi sulla crisi delle sale, da La Stampa di Torino…

EMANUELA MINUCCI
torino

Ciak si chiude. No, non è la solita frase ad effetto, pronunciata magari per far accorrere nelle sale qualche spettatore in più, ansioso di non perdersi l’ultimo spettacolo sul maxischermo. “Qui se non troviamo nuovi fondi a sostegno dei cinema, si va verso la progressiva chiusura: il calo dei biglietti staccati, più le spese indispensabili per passare al digitale (costo: 100 mila euro a impianto, ndr), suonano come campane a morto per le nostre insegne luminose”.

Chi parla è Gaetano Renda, presidente di Arthouse, la neonata associazione di gestori di cinema che a Torino e provincia conta circa 22 sale. Renda approfitta della pausa estiva per fare un appello agli enti locali alla luce del fatto che a metà luglio, per fare solo un esempio nazionale, ha chiuso il cinema President di Milano, il più importante cinema d’Essai della città meneghina da oltre trent’anni: “Giunti a questo punto è necessario un intervento pubblico di Regione, Provincia e Comune, per salvaguardare il patrimonio economico e sociale rappresentato dalle sale cinematografiche”. Incalza: “Abbiamo pronto un progetto che ha come modello Filmcommission, da sottoporre alle istituzioni competenti: si tratta di un nuovo soggetto a difesa e rilancio dell’esercizio tradizionale. Si potrebbe chiamare “Cinema Commission” e dovrebbe essere finanziato dalle istituzioni pubbliche come già accade in Lazio, la cui Regione stanzia 50 milioni di euro per il settore audiovisivo, ritenuto strategico per l’economia tutta: una parte di questi fondi sono destinati al rinnovamento tecnologico delle sale, l’altra a un più generico sostegno dell’attività”.

Secondo Renda, ma anche secondo Luigi Boggio, vicepresidente dell’Agis (l’organizzazione storica di categoria che conta oltre 100 cinema sul territorio di Torino e provincia) anche in Piemonte bisogna andare nella stessa direzione. L’Agis, inoltre, come spiega il presidente Evelina Christillin, ha già avviato contatti con la Regione per ottenere finanziamenti e gestire - magari grazie all’appoggio di nuove strutture come il Cineporto - il delicato passaggio al digitale e comunque il rinnovo tecnologico delle sale. Il progetto di Renda, inoltre, chiede soprattutto che questi benedetti fondi “a sostegno dell’economia delle insegne illuminate” tengano conto della grande ricaduta economica che i cinema hanno sul territorio. “I bar, i ristoranti, i negozi - prosegue il numero uno di Arthouse - chiuderebbero rapidamente se sparissero le sale cinematografiche: un elemento di grande aiuto alla collettività anche in termini di sicurezza e di aggregazione”. Aggiunge: “Perché siamo le uniche strutture ad offrire, a poco prezzo, cultura quotidiana a tutte le fasce sociali comprese quelle più deboli”.

L’associazione Arthouse, dunque, si presenterà a settembre all’incontro con gli enti locali con un appello che è anche un monito: “Se non ci si occuperà in modo deciso, e con consistenti investimenti, delle sale cinematografiche, nel volgere di poco morirà anche la produzione cinematografica e quindi scompariranno anche le Film Commission”. In effetti, e questo è un dato di fatto, anche i produttori, per la prima volta in tantissimi anni, hanno chiesto alle istituzioni un aiuto economico. E quello stesso aiuto per le sale cinematografiche potrebbe essere la famosa “Cinema Commission” per la cui realizzazione è necessaria “una forte azione comune delle imprese, delle associazioni di categoria e di tutte le istituzioni cinematografiche di concerto con quelle pubbliche”.

Siamo in piena fase “di transizione”, il cinema sta passando piano piano dall’analogico al digitale, passaggio che si completerà solo quando anche gli esercenti di tutti i cinema utilizzeranno per proiettare film HD macchine digitali (ovviamente si parla di grande distribuzione commerciale, di piccoli monosala). I vantaggi del digitale sono diversi: l’affitto delle copie è molto meno costoso, il supporto digitale non si usura come quello analogico.


Venezia

31 07 09 @ 07:04  silvio.maselli

Quando lavoravo a Roma, in Fandango aspettavamo con l’ansia del primo giorno di scuola l’annuncio dei film veneziani. Certo, sapevamo sempre qualche settimana prima della conferenza stampa ufficiale se il ‘nostro’ film fosse o meno stato preso in una delle sezioni.

Andare ad un festival, per la sua produzione (e la distribuzione, ca va sans dire), è di capitale importanza perché consente di lanciare al meglio il film, testandolo dinanzi ad un pubblico vero ed esigente.
Venezia, peraltro, è assai rischiosa per i film italiani, perché il suo pubblico è composto da cinefili incalliti e critici severi.

Ora che dirigo una film commission e che portiamo ben due film direttamente sostenuti da noi e un autore pugliese di pregio alla prova del fuoco (Cosimo Damiano Damato), provo ancora nuove emozioni.

Honeymoon in particolare mi dà un gusto davvero intenso. Siamo coproduttori di quel film, in senso tecnico. L’ho costruito io, personalmente, il rapporto con Goran Paskaljevic: dapprima conoscendo oltre un anno e mezzo fa i suoi coproduttori albanesi in una spedizione di cooperazione culturale trasfrontaliera organizzata dall’assessore regionale ala cultura e al mediterraneo, Silvia Godelli. Poi ritrovandoli a Cannes 2008, in una cena il primo giorno e frequentandoli assiduamente per tutto il periodo di permanenza al festival. Poi discutendo direttamente con Goran, di cui mi onoro di esser diventato amico per la fiducia reciproca che si è costruita tra noi. L’ho incontrato ancora una volta a metà riprese a Tirana, dove mi ha fatto vedere la prima metà del film.

Li abbiamo ospitati per una settimana in Puglia. Dopo svariati sopralluoghi hanno scelto Brindisi per le riprese in esterni dell’arrivo nel porto della nave con i migranti balcanici…

Insomma per me, per tutti noi, questo film alle Giornate degli autori è una bellissima conferma che stiamo facendo bene il nostro mestiere. E Dio solo sa quanto io sia felice di poterlo gridare.

Evviva il cinema.

 


Alcuni dati.

30 07 09 @ 10:18  silvio.maselli

CINEMA: MERCATO TIENE, FILM ITALIANI IN CALO
ROMA - Nonostante la recessione, gli italiani vanno al cinema e il numero di spettatori tiene. Purtroppo per la nostra produzione, però, il pubblico preferisce i blockbuster americani.

I film italiani sono i più penalizzati dalla crisi, tanto che perdono rispetto alla scorsa stagione quasi un terzo degli incassi al botteghino. Questa è la sintesi contenuta nello Speciale Box Office, il dossier pubblicato dal mensile Ciak, nel nuovo numero in edicola questa settimana. La conferma di un mercato sostanzialmente stabile viene dai dati: dal 1 agosto 2008 al 30 giugno 2009, nelle sale monitorate da Cinetel, che controlla circa il 90% del mercato, si sono staccati 95.2 milioni di biglietti (lo scorso anno erano stati 96,1). Si registra un lieve incremento per ciò che riguarda gli incassi in conseguenza dell’aumento del prezzo del biglietto per le proiezioni in 3D: da 573 a 581 milioni di euro. Ma a preoccupare sono i dati della produzione nazionale.

Da una stagione all’altra, il cinema italiano ha perso quasi un terzo dei propri spettatori: quest’anno si sono registrati 23.7 milioni di spettatori, pari al 24.5% del mercato, mentre nella stagione 2007-2008 si erano staccati 32,6 milioni di biglietti, pari al 33.9% del mercato. A fronte delle perdite del cinema italiano, a riequilibrare i bilanci stagionali, è intervenuto il cinema made in Usa, che ha guadagnato quasi 7 milioni di spettatori rispetto all’anno scorso, attestandosi su una quota di mercato del 63.4%, quasi otto punti percentuali in più rispetto al 2007/08. Il primo in classifica è stato Madagascar 2 con oltre 25 milioni di euro di incassi. Analizzando la crisi del cinema italiano si nota come il fenomeno non ha risparmiato quasi nessuno. E’ il caso di Aldo, Giovanni e Giacomo che con Il cosmo sul comò si sono fermati a 13 milioni di euro, contro i 16.8 del loro precedente film natalizio Tu la conosci Claudia?. Così come Giovanni Veronesi é passato dai 19 milioni di euro di Manuale d’amore 2, ai 12 milioni di Italians. Massimo Boldi con La fidanzata di papà quest’anno ha rastrellato 7,1 milioni di euro; la scorsa stagione con Matrimonio alle Bahamas aveva sfiorato la soglia dei 10 milioni. Vincenzo Salemme è sceso dai 5.2 milioni di SMS-Sotto mentite spoglie ai 3.8 di No Problem.

Nel genere comico si sono salvati solo il cinepanettone De Laurentiis, e il duo Ficarra & Picone che, con La matassa, 7.5 milioni di euro, hanno quasi replicato l’incasso di Il 7 e l’8. Negativi sono anche i numeri del cinema italiano d’autore. Lo scorso anno nella top cento della stagione, con Gomorra capace di raggiungere i 10 milioni di euro, piazzandosi al decimo posto assoluto, c’erano altri nove titoli di questo genere, il cui incasso complessivo ammontava a circa 39 milioni di euro. Anche quest’anno nella top cento stagionale si contano ancora dieci film italiani di questo genere, ma il primo in classifica, Come Dio comanda, che ha rastrellato 3.4 milioni di euro, è solo al 46/o posto e l’incasso complessivo di questi dieci titoli somma 22.5 milioni di euro. Infine è praticamente sparito il genere giovanilistico. I film di questo tipo usciti fra agosto 2008 e giugno 2009 si sono rivelati quasi tutti dei flop: Albakiara, Iago, Un gioco da ragazze ed anche Questo piccolo grande amore hanno ottenuto un risultato inferiore alle previsioni.


Il rovello milanese…

29 07 09 @ 07:43  silvio.maselli

Io ne ho parlato anche con Marano, quando ci siamo visti l’altro giorno”. Moratti ha spiegato che sulle produzioni lombarde “abbiamo tante idee sulle quali stiamo lavorando”.. Lo ha detto il sindaco, Letizia Moratti, lasciando il Pirellone dopo un incontro con il presidente della Regione, Roberto Formigoni, sul tema del rilancio della cinematografia lombarda, interpellata riguardo ai progetti di cui si e’ discusso nella riunione.

La fiction su Maria Callas, ha spiegato Moratti “potrebbe essere una valorizzazione della nostra Scala: e’ una fiction che si potrebbe prestare molto bene a questo, e poi c’e’ di mezzo Parigi, l’amore con Onassis… Io ne ho parlato anche con Marano, quando ci siamo visti l’altro giorno”. Moratti ha spiegato che sulle produzioni lombarde “abbiamo tante idee sulle quali stiamo lavorando”.

Moratti ha spiegato che l’incontro ha avuto come tema la Film commission. “Si insedia adesso il nuovo consiglio di amministrazione, presidente Alberto Conti, una persona che ha una grande esperienza nel settore del cinema, dello spettacolo e della televisione. Ci siamo confrontati sulle linee di rilancio della Film commission, che si inquadrano nel rilancio del cinema a Milano e in Lombardia.

La Film commission si insediera’ all’ex Manifattura Tabacchi, dove si insedieranno le nostre scuole civiche di cinema, quindi diventa un distretto del cinema. Ci siamo confrontati con il presidente su queste prime linee guida e poi avremo un incontro di nuovo a meta’ settembre, quando il presidente Conti avra’ portato in consiglio di amministrazione il piano, che e’ di promozione del cinema a Milano e in Lombardia. L’obiettivo e’ quello di rilanciare il cinema, la postproduzione, che da noi e’ forte ma non e’ valorizzata come dovrebbe essere, anche in sinergia con altre film commission di Regioni limitrofe”.

E ancora…
LOMBARDIA/CINEMA: FORMIGONI, SPORTELLO UNICO E MENO TASSE


Bambini e tv

28 07 09 @ 07:18  silvio.maselli

In Puglia e in Lazio i bambini guardano più tv

Lo ha rilevato un’indagine della Swg svolta per Moige e illustrata in occasione della presentazione dell’Osservatorio Tv e minori della Regione Lazio

Con due ore di tv al giorno, 24 minuti in più della media dei loro coetanei nelle altre regioni, i bambini del Lazio si aggiudicano il secondo posto nella classifica italiana dei telespettatori più assidui. Lo ha evidenziato un’indagine della Swg, svolta per Moige e divulgata in occasione della presentazione dell’Osservatorio Tv e minori della Regione Lazio. Dallo studio, condotto su un campione di 5mila genitori con figli minori di 12 anni, è emerso che i bambini italiani dedicano mediamente alla tv un’ora e 36 minuti e allo sport 45 minuti al giorno. Nel Lazio il tempo trascorso in compagnia del piccolo schermo sale a due ore, inferiore (di poco) solo alla media pugliese. Il rapporto Consumi e minori realizzato dall’Osservatorio Teseo nell’ambito della ricerca Baby Consumers ha rilevato, invece, che i maschietti vedono la televisione più delle femminucce e che il 54,6% dei ragazzi guarda la tv soprattutto in orari serali, solo il 40% nella fascia protetta (dalle 15 alle 19) e il 5,4% prima di andare a scuola. Inoltre, solo il 20,5% dei bambini e il 16,7% dei ragazzi, durante la visione, è in compagnia anche di un adulto. Osservatorio tv e minori intende ora monitorare la programmazione televisiva della regione Lazio, grazie a un sistema informatizzato in grado di registrare fino a cinque tv locali durante la fascia protetta (16-19).
(da Televisione)


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