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Leggo divertito il pezzo che il signor Nino Sangerardi, ha pubblicato su un portale di informazione regionale dal titolo “L’ira del tacco”, specializzato in campagne moralizzatrici.
Questa volta se la prende con il mio diario, piccolo e modesto spazio di riflessione che unico nel suo genere, la apulia film commission ha deciso di avere all’interno del proprio portale senza alcun costo aggiuntivo per l’ente gestito, come può capire chiunque sappia come si fa un sito web.
E se la prende perché secondo lui (loro, evidentemente), un direttore di una struttura pubblica non deve esprimere le proprie idee all’interno del proprio strumento di comunicazione, bensì fuori di esso.
Come se la mia personalità potesse scindersi tra la funzione e le proprie idee.
Ma quel che mi sembra sempre più incomprensibile di quel portale, è che pervicacemente eviti di entrare nel merito.
Riportano sempre, infatti, il mio compenso (sbagliandolo di diecimila euro in eccesso, ogni santa volta, perché nessuno di loro evidentemente ha studiato economia aziendale e dunque non sanno leggere bene i bilanci); ma mai una volta che analizzino i risultati del nostro lavoro! Forse perché lì non troverebbero la notizia pruriginosa. Ma in questo risiede la differenza tra “L’ira del tacco” e “Report”. La Gabanelli, infatti, sa scavare nel fango per trovare le belle notizie. A queste latitudini no, il giornalismo piace farlo così, a prezzi d’occasione.
Sicché se il Bif&st si annuncia come una iniziativa culturale di successo (per la grande mole di pubblico e la calorosa accoglienza della critica), loro criticano il budget; se noi portiamo in Puglia una media di trenta produzioni l’anno, loro parlano di quella tal delibera che ci assegna risorse per fare il nostro lavoro; se il direttore va in Cina con la delegazione istituzionale della Regione Puglia, loro ricordano lo stipendio del direttore medesimo.
Un modo di fare giornalismo che, francamente, trovo raccapricciante. Perché siamo stati i primi (e ancora tra i pochi) a pubblicare i nostri bilanci e le determine e dunque quel che facciamo è trasparente e noto a chiunque.
Mi piacerebbe leggere una volta almeno una critica di merito. Qualcosa che dica, per esempio, il Bif&st fa schifo perché chi lo organizza non ha pensato ai transfert oppure ha scelto fornitori amici suoi. Ma questo non possono scriverlo, perché verrebbero sbugiardati dalle carte e dagli oltre 350 ospiti che hanno amato la nostra ospitalità e apprezzato - anche pubblicamente - la qualità del nostro lavoro.
E allora sono condannato a leggere ancora, in futuro, che quella tal delibera è sbagliata, che Iarussi fa il giornalista, De Luca è amico di Winspeare perché salentino e che Maselli potrebbe essere più basso di qualche centimetro.
Mai qualcosa che veramente aiuti a migliorare il nostro lavoro. Solo un giornalismo fatto di gossip e di condanna moralistica, buono per le rassegne stampa, pessimo per capirci veramente qualcosa.
In ultimo un sillogismo in forma di domanda: se Maselli scrivesse le stesse cose che scrive su questo diario su un proprio blog, chi giurerebbe che “L’ira del tacco” non ne approfitterebbe per criticare le idee del Maselli medesimo, additandolo come pericoloso estremista amico di Vendola e dunque inabile a gestire una pubblica Fondazione?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Fonte:
Il dr. Silvio Maselli è stato nominato, da Presidente Nichi Vendola e assessori di centrosinistra, direttore della Fondazione Apulia Film Commission.Ente giuridico che ha per oggetto “… La promozione e valorizzazione del patrimonio artistico ambientale della Puglia, al fine di incentivare le produzioni mediatiche su tale territorio anche in coordinamento con altre Film Commission… diffondendo l’immagine e la conoscenza della Puglia in Italia e all’estero”.La Regione ha finanziato–anno 2009– Apulia Film Commission con 1.500.000,00 euro, l’indennità annuale per il dr. Maselli è di 75mila euro.
La Fondazione AFC ha un sito internet.Cliccando in home page sul link “Diario” è possibile leggere pensieri e stati d’animo del direttore Silvio Maselli.Per esempio: il 19 gennaio 2011 scrive ” Dedicato a Silvio Berlusconi” con accluso il testo in lingua inglese della canzone “The show must go on” del gruppo musicale The Queen;il 18 gennaio 2011 Silvio punto Maselli verga ” Medioevo” a proposito delle dichiarazioni rilasciate da Papa Benedetto XIII sulle forme di unione che “ snaturano l’essenza e il fine della famiglia”.
Il Maselli si esprime così: ” Non condivido nemmeno una delle cose che va dicendo da quando è stato eletto al soglio pontificio(ed anche prima:essendo stato uno dei più retrivi conservatori)”; il 22 dicembre 2010 Maselli direttore di AFC parla di ” La vostra cultura è la forza. La nostra forza è la cultura” riguardo “L’anno politico nazionale che sta per chiudersi con i cento cortei di studenti medi e universitari che inondano le piazze contro la vituperata cosiddetta riforma Gelmini… La politica diventa più bella quando si fa lotta collettiva,quando unisce le vertenze e le riassume in uno slogan intelligente che rende nudo il re”.
Lo spazio internet di Apulia Film Commission nasce e vegeta grazie al pubblico denaro, il dr. Silvio Maselli è pagato con soldi di un ente pubblico.Che c’entrano le considerazioni ideologiche e politiche postate sul Diario in merito a Ratzinger, Berlusconi e la Riforma Gelmini? Il ruolo del dr. Maselli nella struttura di natura pubblica non dovrebbe essere quello di organizzatore di ” produzioni mediatiche”?
Se il direttore Silvio Maselli intende esprimere le sue legittime convinzioni può e deve farlo a sue spese: c’è Facebook,il Blog di sè medesimo,il portale nichivendola.it, il forum permanente delle Fabbriche di Nichi o di SEL o chi sa quale altro mezzo di comunicazione.
La Regione Puglia ( le sue società e fondazioni) è dei pugliesi: di sinistra e centrosinistra, destra e centrodestra, centro e sinistra critica. Insomma, una pubblica Istituzione.
http://www.liradeltacco.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2464:quel-qdiarioq-privato-sul-portale-dellapulia-film-commission&catid=25:politica&Itemid=28
In down da fine Bif&st domenica pomeriggio sono andato a cinema a vedere “Qualunquemente” di Giulio Manfredonia, aspettandomi uno spettacolo di sketch televisivi.
Invece quello scritto e interpretato da Antonio Albanese è un film vero e amarissimo, che racconta il nostro paese quasi quanto la cronaca di queste settimane e fa venire una rabbia atroce.
Lo scempio del territorio, la furbizia degli italiani che si lasciano convincere a votare la persona sbagliata da un buono benzina, il disprezzo per l’arte e la cultura, l’uso strumentale della religione, i consulenti di immagine del tutto disinteressati dei contenuti, l’insensibilità ambientale, l’amico sempre pronto ad aiutare il potente che altro sono se non le caratteristiche più profonde di un paese che, nella cattiva politica, trova solo il proprio specchio?
La fine del film è atroce, almeno quanto la sua parte centrale. I tanti italiani che lo stanno andando a vedere si riconosceranno? Sapremo cambiare tutto per cambiare veramente e in meglio?
L’avventura Bif&st è terminata e, al solito, lascia stanchezza e malinconia.
Il calore del pubblico ripaga di ogni fatica e polemica.
Da oggi si lavora per la prossima edizione.
Grazie a tutti e tutte.
Ho partecipato ieri, in qualità di relatore, all’annuale convegno della Fondazione Rosselli che ha presentato i dati economici relativi all’industria culturale italiana; la somma, cioè, dei mercati italiani delle telecomunicazioni e dei contenuti.
Da qui è possibile saperne di più: http://www.fondazionerosselli.it/User.it/index.php?PAGE=Sito_it/attivita_seminari1&semn_id=588
Il convegno, organizzato per tavole rotonde successive, mi ha visto impegnato in un confronto con il DG di Auditorium Parco della Musica di Roma, l’Assessore regionale alla cultura del Lazio, Santini e quella provinciale D’Elia. Il parterre era autorevolissimo e nutrito.
Nel mio intervento, in estrema sintesi, ho detto che gli strumenti previsti dalla Legge Urbani sul cinema e il sistema automatico di sostegno del tax credit/shelter sono utilissimi. Ma che non bastano a fare un mercato vero. Giacché, come noto, solo il gruppo Mediaset, per ragioni storiche e politiche, ha potuto integrare verticalmente la filiera (essendo insieme broadcaster, produttore, distributore ed esercente cinematografico), mentre la Rai vede una evasione del 41% del canone e una governance molto traballante, Sky è sotto lo schiaffo del Ministro Romani che tergiversa - chissà poi perché… - nel concedere le frequenze digitali terrestri e La 7 soffre di nanismo pubblicitario indotto dal duopolio. Ma alla fine, le produzioni indipendenti di fiction, sempre da noi vengono a chiedere le risorse per coprire il deficit indotto dalla contrazione dei budget di Mediaset o Rai. E in questo passaggio ho spiegato il senso del lavoro di noi film commissioner, ragione per la quale mi hanno invitato.
Ho interloquito con l’Assessore Santini spiegandole che la posizione tipicamente espressa dagli esponenti del centro-destra italiano cui lei appartiene, a me pare fortemente ideologica: meno stato, più mercato. Meno sostegno diretto, più strumenti indiretti. Una cantilena che ci ammalia da quattro lustri.
Bene, dico io, ma allora creiamo insieme un mercato vero e forte che consenta di creare più Mediaset e aiuti i produttori indipendenti e gli editori puri a crescere e svilupparsi creando prodotti nuovi. Altrimenti, penso, l’esperienza di “Che bella giornata”, che per me è da considerarsi un grande successo di cui andare orgogliosi, rischia di rappresentare la morte del cinema italiano, invece che il suo rilancio, in quanto tutta la filiera produttiva che ha dato vita a quel film è marcata Silvio Berlusconi.
Una posizione ragionevole, la mia. Ma non condivisa dall’autorevole Gina Nieri, consigliere e membro del comitato esecutivo del gruppo Mediaset (pensate, con delega alla spesa sino a 160 milioni di euro - http://www.mediaset.it/corporate/chisiamo/organi/scheda_14_it.shtml) la quale potendo intervenire dopo di me, ha ricordato - come si dice da circa 16 anni - che il suo gruppo crea lavoro e genera valore per il Paese.
Ma chi l’ha mai messo in discussione?
Io rispetto moltissimo Mediaset che trovo azienda sana e molto ben amministrata. Dico solo e ripeto che di Mediaset ne vorrei altre 3. E allora si, io, figlio dell’Europa unita, amante della concorrenza e del pluralismo, penserò davvero di vivere, finalmente, in un Paese libero e moderno. Prima di allora, invece, saremo condannati al solo scenario che si conosca: il duopolio fittizio.
Uno scenario in cui se un produttore di cinema o tv si vede rifiutare l’acquisto dei diritti di antenna e di distribuzione da Rai o Medusa, fa prima a rinunciare al suo progetto.
Alla fine del mio intervento ho ricevuto, unico fra tutti i partecipanti alle tavole rotonde pubbliche, un caloroso applauso. E durante il lunch time molti si sono avvicinati per complimentarsi per la chiarezza della mia posizione. Ma io, lo dico senza falsa modestia, sono stupito: perché ho solo detto la verità , che sarà anche rivoluzionaria, ma in un consesso così tecnico mi rattrista che nessuno avesse, prima e dopo di me, il coraggio di schierarsi non a destra o sinistra (visto che le posizioni di destra oggi sono peraltro largamente maggioritarie, anche nel settore produttivo cine-televisivo), ma semplicemente verso se stessi, a difesa del mercato - quello vero - e della concorrenza leale.
Prima di andare via una persona che stimo e apprezzo - ma di cui non farò il nome - mi ha detto che avevo avuto coraggio, forse anche troppo, vista la presenza in sala della potentissima e pericolosissima Gina Nieri.
E allora tutto mi si è chiarito. Il nostro settore vive ormai nel terrore. Roma è diventata una fogna insalubre in cui tutti hanno paura della politica e questa tratta l’industria come propria succursale.
Non sono mai stato felice e orgoglioso come ieri d’esser pugliese. Ho imparato dalle lezioni di Giuseppe Di Vittorio e Aldo Moro che c’è un unico modo di stare al mondo: tenere la schiena dritta, non scappellarsi mai dinanzi ai potenti.
Empty spaces - what are we living for?
Abandoned places - I guess we know the score..
On and on!
Does anybody know what we are looking for?
Another hero - another mindless crime.
Behind the curtain, in the pantomime.
Hold the line!
Does anybody want to take it anymore?
The Show must go on!
The Show must go on!Yeah!
Inside my heart is breaking,
My make-up may be flaking,
But my smile, still, stays on!
Whatever happens, I’ll leave it all to chance.
Another heartache - another failed romance.
On and on…
Does anybody know what we are living for?
I guess i’m learning
I must be warmer now..
I’ll soon be turning, round the corner now.
Outside the dawn is breaking,
But inside in the dark I’m aching to be free!
The Show must go on!
The Show must go on! Yeah,yeah!
Ooh! Inside my heart is breaking!
My make-up may be flaking…
But my smile, still, stays on!
Yeah! oh oh oh
My soul is painted like the wings of butterflies,
Fairy tales of yesterday, will grow but never die,
I can fly, my friends!
The Show must go on! Yeah!
The Show must go on!
I’ll face it with a grin!
I’m never giving in!
On with the show!
I’ll top the bill!
I’ll overkill!
I have to find the will to carry on!
On with the,
On with the show!
The Show must go on.
(The Queen)
Ci sono certi giorni che uno dice: non ce la farò ad arrivare vivo a stasera!
Ti senti sopraffatto dagli altri, dalle loro paturnie, dai loro bisogni, desideri, angosce. Che si trasformano in un macigno insopportabile, come Atlante, il titano che regge il mondo…
Oggi è una di queste giornate qui.
:-)
“Approvare forme di unione che snaturano l’essenza e il fine della famiglia, finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti”. Sono le parole di un signore che rispetto molto, ma di cui non condivido nemmeno una delle cose che va dicendo da quando è salito al soglio pontificio (ed anche prima, in verità , essendo stato uno dei più retrivi conservatori della curia romana al tempo di Wojtyla).
Si tratta, infatti, delle parole di Joseph Ratzinger alias Papa Benedetto XIII che, a quanto mi risulta e per quanto ne capisco io di cose di Chiesa sta demolendo, giorno dopo giorno, dichiarazione dopo dichiarazione, lo spirito e la lettera del Concilio Vaticano Secondo che rappresentò negli anni ‘60 la rinascita di una Chiesa ed una religione capaci di sintonizzarsi con la vita quotidiana delle persone in carne e ossa.
La Chiesa degli anni duemila, invece, continua a ritenere il profilattico un rischio per la vita; l’aborto non una libera e dolorosa scelta della donna, ma una minaccia per l’umanità ; le coppie di fatto (anche eterosessuali, come la mia, ad esempio e quella di quasi tutti i miei coetanei) un abominio.
Con questo atteggiamento chiunque nutre ancora una speranza di trascendenza ne ricaverà una pessima lezione. Tutti gli altri, quelli che hanno della vita una concezione laica (attenzione: non atea), bè, per fortuna continueranno a vivere serenamente in nome dell’amore e della felicità possibile su questa terra. E basta.
E delle parole del “pastore tedesco” rimarrà una eco lontana e incomprensibile ai più.
PS
Nota a margine: mi stupisce e, francamente, inorridisce, che la Chiesa di Roma (Bagnasco & co.) non spenda una parola una nei confronti della vicenda che vede coinvolto Berlusconi con minorenni.
E’ arrivato il Bif&st 2011.
Ci costa come sempre una grande fatica organizzativa e amministrativa, ma i dati che arrivano dai botteghini, l’interesse fortissimo che abbiamo registrato durante la conferenza stampa romana, la passione dei baresi che rispondono entusiasti mi dicono che la Puglia ha bisogno del Bif&st e per noi è un orgoglio esserne gli organizzatori.
S’e’ svolto ieri il consiglio regionale pugliese che ha discusso e approvato, poco prima di mezzanotte, la proposta di bilancio presentata dalla Giunta Vendola.
Questa mattina ho avuto un paio di appuntamenti con altrettanti produttori cinematografici proprio presso il consiglio, appuntamenti fissatimi dalla presidenza perché accade spesso che i meno informati tra loro, chiamino la presidenza della regione per chiedere sostegno produttivo, piuttosto che direttamente l’apulia film Commission.
Arrivato in via Capruzzi ho trovato decine di lavoratori della sanità per i quali era prevista la internalizzazione e la cui assunzione in forza alla regione prima il governo nazionale, poi la corte costituzionale su richiesta dello stesso governo ha bloccato. Erano arrabbiati e ho provato per loro un moto sincero di solidarietà . Non si può cambiare marciapiede, occorre con-patire con loro perché hanno ragione: e’ stata fatta vedere loro la luce, poi qualcuno gliel’ha spenta. Il dolore sociale e’ enorme. E le responsabilità a me sembrano abbastanza chiare. Chissà se lo sono anche a coloro i quali hanno impugnato il processo di internalizzazione e se, almeno la notte di Natale, forte del proprio esibito cattolicesimo, abbiano provato almeno un moto di umana compassione.
Ma non e’ di questo che volevo raccontare oggi, bensì del fatto che molti consiglieri regionali di maggioranza che ho incontrato li nella hall del consiglio, mi hanno salutato e raccontato che, ieri notte, l’opposizione della sola Pdl (lo stesso partito di Tremonti, quello che ha rinnovato per soli sei mesi il tax credit, lasciandoci tutti di stucco, e che ha dichiarato in data 8 agosto 2010 sul quotidiano La stampa che la cultura non si mangia) in uno dei 104 emendamenti proposti e fortunatamente bocciati, almeno per tutti noi e voi appassionati di cinema, operatori tecnici e artistici del cinema, sindaci e comunità urbane di tutta la Puglia, proprietari di case e proprietà varie, ristoratori, albergatori, noleggiatori di auto, caterer, parrucchieri, truccatrici, baristi ecc.; ha proposto di annullare i finanziamenti alla Apulia film commission.
Se questo emendamento fosse passato, noi oggi avremmo chiuso e, magari, avremmo solo potuto continuare a gestire sino a fine anno prossimo i due cineporti già finanziati con fondi comunitari.
Ed io domando ma questi politici hanno capito di essere all’opposizione della realtà ?
Il cinema oggi in Puglia e’ una realtà fatta di centinaia di operatori che ci invidiano in mezza Europa: il loro talento, la capacita’ di adattamento, la comprensione delle esigenze produttive sono valori che le maestranze pugliesi stanno contribuendo a far passare in tutti i lavori che noi riusciamo ad attrarre con un instancabile lavoro di consolidamento della credibilità istituzionale della film Commission pugliese. Lavoro che non sarebbe possibile senza il film fund la cui forza e’ resa possibile dal trasferimento regionale (come chiunque può capire leggendo on line il nostro bilancio) visto che le sole quote associative degli attuali 24 altri soci pubblici (province e comuni) non sono sufficienti che a pagare le spese vive della Afc. Spese prevalentemente in salari e servizi, salari per un personale che, chi ha avuto modo di conoscere da presso, sa essere altamente professionale, preparato, appassionato, competente e indipendente. I requisiti che ho cercato, su mandato del mio Cda (si ricordi composto da una maggioranza di consiglieri espressione di amministrazioni locali di centro destra…).
Per questo oggi, quando mi hanno raccontato di questo emendamento rispedito al mittente ho pensato che spesso la politica sa essere davvero poco lungimirante e che, per fortuna, i dibattiti sono pubblici e chiunque, pensandomi uomo di parte, potrà documentarsi e scoprire i nomi e i cognomi di chi, ieri notte, voleva dire fine alla favola bella del cinema in Puglia. Una favola che produce lavoro buono e occasioni di crescita e di comunicazione territoriale a costi infinitamente più bassi di una qualunque campagna di promozione istituzionale.
Auguri allora a tutti e tutte voi, maestranze del cinema, attori e attrici, fornitori e sindaci che vedrete innalzato il pil e l’immagine del vostro territorio nel prossimo 2011 che, ne siamo certi, sara’ l’anno della definitiva consacrazione del cinema made in Puglia.
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