Inizio del menù
Fine del menù
Leggo con divertito e amaro sgomento un articolo, apparso sulla edizione barese della Gazzetta del Mezzogiorno di oggi, in cui si racconta l’inaugurazione, con tanto di prete e acqua benedetta del primo Casinò di Bari.
Nato sulle ceneri del fu (bellissimo) cinema Oriente.
Sono triste. Migliaia di pugliesi andranno lì a coltivare futili e vani sogni di ricchezza. E perderanno l’unica vera possibilità di arricchirsi, vedendo bei film.
Bene, bravi, bis…
Ciao Mario.
http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Monicelli
Mi ricordo bene gli anni della mia formazione universitaria, quando docenti e molti commentatori glorificavano le mirabolanti performance macro economiche della stupefacente flessibilità irlandese.
Erano gli anni del liberismo made in Fondo monetario internazionale, prima di Genova 2001, e tanti giornalisti commentavano che quella era la strada giusta per ammodernare anche l’Italia e il suo vecchio welfare affaticato dal debito pubblico.
Ed eccoci qui, a leccarci le ferite, dopo vent’anni di ciclo liberista con le pistole alla tempia dei lavoratori dell’occidente, con le borse in picchiata libera senza protezione e l’Europa unita che deve salvare la Grecia e poi l’Irlanda e poi il Portogallo e poi chissà . E Cindia che avanza per condizioni di lavoro ancora più soffocanti e una competizione verso il basso, sino a raschiare il fondo.
Chiedo: dove sono finiti quei tanti liberisti di casa nostra? Cosa pensano dei contratti precari, della corsa pazza di un paese fragile e piccolo come l’Irlanda? Pensano ancora che meno stato e più mercato sia la ricetta? Lo pensano davvero questi liberisti da strapazzo, dopo che Obama ha dovuto salvare il suo paese dalla quasi decennale cura di Bush Jr., con 800 miliardi (ottocento miliardi!) di dollari pubblici per nazionalizzare le banche massacrate dai subprime che loro stesse avevano inventato e dalla insolvenza dei cittadini mutuatari?
Dove siete adesso? A scrivere qualche trattatello sulla potenza del denaro e delle motivazioni all’acquisto? Oppure a raccontarvi finalmente la verità di un mondo sconquassato dai vostri argomenti imposta tramite media, libri e dibattiti per venti lunghi anni di un pensiero dominante che avete trasformato, nell’epoca della morte delle ideologie, in un unico pensiero di morte?
Mi sono sempre chiesto perché i presidenti o ceo della Mpaa, la potentissima organizzazione delle industrie audiovisive americane (la nostra Anica) siano sempre italo americani. Bah…
Fonte: e-duesse
“Gli Stati Uniti stringono il cappio alla pirateria on-line. La proposta bipartisan per una normativa più punitiva è stata approvata all’unanimità ieri dal Senate Judiciary Committee. E la forza d’urto di questa legge appare ancora più forte in quanto arriva a pochi giorni da un nuovo affondo da parte della pirateria audiovisiva ai danni dell’industria cinematografica: la disponibilità sulle reti Torrent dei primi 36 minuti del film “Harry Potter e i doni della morte - Parte 1″ (Warner Bros.) in uscita oggi nei cinema di tutto il mondo (vedi: http://www.e-duesse.it/News/Home-video/L-ultimo-Harry-Potter-e-gia-sulle-reti-torrent-102177). The Combating Online Infringement and Counterfeits Act prevede il monitoriaggio e l’oscuramenti sia dei siti americani che di quelli esteri in caso di violazione della normativa sul copyright; riguardo ai contenuti audiovisivi o alla vendita di merce contraffatta. Il disegno di legge contiene comunque anche misure rivolte alla tutelare i proprietari dei siti, che hanno facoltà di chiedere ai giudici la revoca del provvedimento: anche se nelle intenzioni dei legislatori (i senatori Patrick Leahy - democratico - Orrin Hatch - repubblicano) l’applicazione della legge è rivolta a siti Web che per le loro finalità non dovrebbero nemmeno esistere. A esprimere soddisfazione per l’approvazione di questa legge è Bob Pisano, president and interim CEO della Motion Picture Association of America (l’associazione che riunisce l’industria audiovisiva): “Questi siti esistono a un solo scopo: fare di Internet un mezzo per la distribuzione di materiale contraffatto e per il furto delle idee degli altri. L’impatto economico di queste attività è profondo, parliamo di milioni di dollari e di posti di lavoro persi. Ecco perché decine di organizzazioni, di gruppi di lavoro e di imprese si sono riuniti per sostenere questo disegno di legge approvato oggi dalla Commissione Giustizia”.
Le elezioni vengono regolamentate da leggi dello Stato.
Le leggi dello Stato si rispettano.
Lo Stato, infatti, per tenere unita una società , stabilisce delle norme e delle pene per gli inadempienti.
Ci sono leggi ingiuste e, in alcuni rari estremi casi, si disobbedisce collettivamente a queste leggi.
Ci sono leggi giuste che alcuni potenti, per protervia, ignorano volutamente.
Ci sono esponenti politici che, per convenienza calcolo o semplice stoltezza, evitano di fare battaglie per fare rispettare le leggi esistenti.
C’è una legge del 30 marzo del 1957 che si chiama Testo unico delle leggi elettorali.
E’ un testo unico ampiamente innovato da leggi successive.
Ma la sua parte generale è ancora valida e prevede, al titolo II, le cause di ineleggibilità .
Va letto. Non commentato. Perché chi ha seguito con sufficiente attenzione il dibattito pubblico nazionale di questi infiniti ultimi sedici anni, sa di chi è la precisa responsabilità se, un settantaquatrenne che perde i pezzi, ancora ci governa e il paese non ha futuro, e una parte del paese può sbeffeggiare e disprezzare così patentemente la parte più meridionale del paese medesimo.
Art. 10
Non sono eleggibili inoltre:
1) coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta;
Mai nome di un provvedimento legislativo fu più calzante: milleproroghe. Cioè l’insieme di provvedimenti cui il governo non presta alcuna attenzione nè interesse, ma che, per accontentare questo o quello si inseriscono in un decretone di fine anno. Un contentino che non aiuta i soggetti beneficiari a pianificare risorse da investire, a credere nei propri progetti, a sviluppare nuovi prodotti.
Siccome chi ci governa si ritiene liberale (e john stuart mill e adam smith, nemici giurati di monopoli e conflitti di interesse, si rivoltano nelle loro tombe come dervisci rotanti), tutti noi, a vario titolo operatori della cultura, stiamo ad aspettare che tax credit e fondo unico dello spettacolo vengano rinnovati e reintegrati nel decretone di fine anno.
Il nostro Ministro dice oggi:
“Non posso non comprendere le ragioni della protesta del mondo dello spettacolo che, nonostante certe strumentalizzazioni politiche, pongono problemi reali. Ribadisco il mio impegno a ottenere la proroga degli incentivi fiscali a favore del cinema, una misura liberale che senza gravare sulle casse dell’erario ha un effetto positivo per lo sviluppo dell’economia, e di un necessario reintegro del fondo unico per lo spettacolo”;
ma con le chiacchiere stiamo a zero.
E noi siamo certi che l’anno prossimo si gireranno molti meno film del 2010, che migliaia di maestranze e artisti rimarranno a casa.
Così finalmente il sig. Ministro dell’Economia la smetterà di pensare e dire che con la cultura non si mangia.
Perché andranno tutti da lui a pranzo.
In questo weekend mi sono dedicato allo studio, alla lettura e al recupero di alcuni film che avevo in sospeso.
E finalmente ho visto uno dei più bei film del neorealismo italiano, raramente citato fra i titoli principali di quella straordinaria epoca creativa e artistica.
E’ “Il posto”. Di fatto il primo film di Ermanno Olmi con Sandro Panseri e Loredana Detto.
Film del 1961, ambientato in una Milano rinascente e sventrata dalla costruzione della metropolitana.
Ci troviamo nei territori del capolavoro. E mi piace segnalarlo ai tanti giovani filmmaker in cerca di idee, perché lì dentro ce ne sono tante da bastare per un mese.
Il finale, poetico e atroce, dice delle insidie del boom economico e di quale destino attenderà i travet ossessionati dal posto fisso. Così come spaesante è l’incipit, ambientato in una cascina trasformata in casa a ringhiera, dove, al posto delle galline e delle giumenta, presto sarebbero arrivate le seciento. Un mondo che cambia, una ricerca estetica ed etica commovente e utile per capire il fordismo-taylorismo applicato al sistema di ufficio, con le sordide battaglie tra scribacchini e ragionieri per ascendere all’agognato posto fisso e ad una lapadina che funzioni. Ma anche un mondo alla ricerca dell’amore e della formazione interiore plasmata da un contesto in crescita tanto rapida, quanto irrispettosa del mondo precedente.
Il 1961 è ben prima del 1968, anno in cui un giovane attore genovese inizierà a mettere in scena dapprima a teatro, poi - con grande successo - al cinema, la saga del ragionier Fantozzi. E’ ben prima, perché quel decennio rappresenterà lo snodo più rilevante della storia del nostro paese repubblicano.
“Il posto” va ri/visto. E subito.
Per una lettura più critica:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/06/05/il-posto-di-olmi-precursore-di-dogma.html
Le parole di Michele Serra sull’amaca di ieri meritano attenzione:
I motivi “squisitamente di mercato” addotti dalla Rai per spiegare la distribuzione molto risicata del film di Mario Martone Noi credevamo (solo 30 copie in tutta Italia) sono stati smentiti dal più inatteso degli oppositori: il mercato in persona. Code ai botteghini per vedere un film “difficile” e lungo tre ore. Vacilla (non solo al cinema, anche in televisione) l´idea che il mercato sia una specie di falce che mozza il capo di chiunque osi alzare la testa oltre il livello della mediocrità . Il mercato è l´alibi prediletto dei produttori paurosi, degli editori pigri e degli artisti conformisti: la frase “la gente non capirebbe” ha fatto più danni alle arti, alla comunicazione, alla cultura e anche alla politica di qualunque censura, di qualunque taglio, di qualunque crisi. La gente non esiste, esistono le persone, esiste una rete fitta, molteplice e indecifrabile di piccole comunità pensanti, di amici comunicanti, di idee contagiose, di passioni mutevoli. A volte gli artisti riescono a dare corpo a questo misterioso groviglio, a volte no. Il rischio intellettuale è, appunto, un rischio: ogni editore che si rispetti (e la Rai è il primo editore italiano) non può non saperlo. E la capacità di rischiare, oltretutto, non era il vanto della famosa società di mercato?
fonte: repubblica.it
No, non parlerò di politica questo lunedì, anche se veder sgretolarsi il regno berlusconiano mi procura buone vibrazioni, perché sento aprirsi una nuova epoca. E tutte le nuove epoche portano freschezza, idee, passioni. E cambiamento.
Parlerò, invece, a proposito di cambiamenti, di formati postando questo articolo di Federico Cella apparso sul Corriere.it:
Un nuovo standard tecnologico non sempre ha vita facile nel diventare tale. È il caso del 3D. Perché se da un lato è indubitabile che la tridimensionalità entrerà nei salotti come naturale evoluzione dell’alta definizione, dall’altro la stereoscopia nel proprio processo di crescita sta già affrontando una crisi coi fiocchi. Un primo segnale è arrivato dal cinema, che dovrebbe fare da apripista. Dopo la decisione della Warner di non proporre in 3D il nuovo Harry Potter, il regista Christopher Nolan ha annunciato di aver vinto una battaglia personale con la major per poter girare il nuovo Batman in 2D ( The dark knight rises, sicuro successo al botteghino). Motivi economici, filmare in 3D è costoso, e di resa delle ambientazioni che sono state il successo de Il cavaliere oscuro.
Gli intoppi più seri arrivano però dalle vendite delle tv abilitate alle tre dimensioni. Se da noi Sky festeggia la prima partita di calcio in 3D (Tottenham-Inter, una festa soprattutto inglese) e sono già partite le offerte natalizie “3DTv + blu-ray”, i dati di ottobre negli Usa parlano chiaro: il 3D ha inciso solo per il 2% del totale degli schermi tv venduti nel 2010. Le proiezioni puntano al 40%, ma solo nel 2014. Questo perché la spesa per l’upgrade familiare non è indifferente, specie se a breve distanza dal passaggio all’hd, e la tecnologia libera dagli occhialini secondo James “Avatar” Cameron non si diffonderà prima di 8-10 anni.
Si viene così a creare un circolo vizioso ben rappresentato dal canale dedicato di Espn, il primo a portare il 3D in televisione con i Mondiali e che con il 2011 è a rischio chiusura. Le trasmissioni costano troppo a fronte di pochi spettatori e questi non aumentano perché non ci sono contenuti.
Fonte: http://vitadigitale.corriere.it/2010/11/3d-cameron-nolan-batman-harry-potter.html
Torna per il secondo anno al cinema ABC - Centro di cultura cinematografica di Bari la rassegna di vecchi e meno vecchi film in 35 mm, realizzata grazie alla [...]
Tra le iniziative prioritarie che l’Apulia Film Commission ha adottato sin dalla sua costituzione, un posto di assoluto rilievo spetta alla divulgazione [...]
Nel segno del rispetto per l’ambiente e per i suoi ritmi naturali, tra danza, musica, filosofia e teatro. Si muove in questa direzione la rassegna [...]
Il 25 Giugno dalle ore 10:00 alle ore 17:00 presso il Cineporto di Bari si terrà il casting per “Giulietta”. Si [...]
La Cine Art Entertainment di Bari cerca ruoli e comparse per il cortometraggio “Vite Segnate” regia di Michele [...]
ALTERA STUDIO cerca differenti ruoli per una serie di spot ministeriali per la regia di Roberto Tafuro da girare in Puglia [...]
29 June 2012 - silvio.maselli
Se per oltre tre anni ti svegli la mattina alle cinque, saluti tuo figlio piccolo e tuo marito, prendi la macchina e raggiungi la stazione di Lecce, prendi il treno e arrivi a Bari, attendi [...]
28 June 2012 - silvio.maselli
I colleghi che hanno fatto in questi anni la Friuli Venezia Giulia Film Commission sono stati un esempio per tutti noi. Hanno inventato il funding per l’audiovisivo, dotandosi di regole [...]
27 June 2012 - silvio.maselli
Si può fare tutto in questo Paese, stuprare la Costituzione, approvare leggi elettorali orrende, approvare una cosa che si chiama IMU e dare la colpa a Monti per la sua introduzione, ma quando [...]