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Hanno liberato, su cauzione, Jafar Panahi.
Sono contento. Forse le lacrime della Binoche e le parole di Kiarostami a Cannes hanno sortito più effetto dell’assordante silenzio dei leader occidentali.
Occorrerebbe una classe dirigente (non solo quella italiana, invero) capace di gridare di più e meglio la propria indignazione per l’arresto di Panahi in Iran. Sarebbe bello se il nostro Premier, prima di ogni conferenza stampa, chiedesse la liberazione di tutti i dissidenti iraniani.
Sarebbe bello, si. Ma come si fa anche solo a pensarlo possibile in questa Italia mortificata da tentativi di leggi liberticide come quella sulle intercettazioni? In un Paese che fa di Daniele Capezzone un portavoce autorevole? Come diavolo si fa?
A Cannes, hanno dato i premi.
Miglior attore protagonista, ex-aequo con Xavier Bardem, il nostro giovane e grande Elio Germano che ha testualmente detto, ricevendo il premio: “Siccome la nostra classe dirigente rimprovera sempre al nostro cinema di parlare male della nostra nazione dedico il premio all’Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere l’Italia un paese migliore nonostante la loro classe dirigente'’.
Bravo Elio.
E’ sintomo di sensibilità , intelligenza e amore per la propria comunità l’idea di consegnare la cittadinanza onoraria a Ferzan Ozpetek, che ha fotografato lo splendore di una delle nostre città più belle: Lecce.
Chi c’era, si è emozionato e mi rammarico di non esserci stato, ma davvero non riesco ad essere dappertutto e reclamo anche io per me, ogni tanto, un po’ di serenità familiare.
Sono contento però per Ozpetek, per il suo produttore e tutta la sua crew. E sono contento per la scelta degli amministratori leccesi, con in testa il sindaco Paolo Perrone, perché dimostrano di saper investire in beni immateriali e rendere alto il nome della nostra ospitalità .
Ho partecipato a Cannes alla conferenza stampa di presentazione di una nuova società di produzione cinematografica e televisiva, nata dall’incrocio delle esperienze di alcuni giovani produttori e cineasti come, tra gli altri, Mario Gianani (ex Offside), Lorenzo Mieli (Wilder), Fausto Brizzi, Martani e altri.
Ne sono personalmente entusiasta: intanto perché la società ha eletto la propria sede all’interno del Cineporto di Torino, confermando l’ottimo lavoro dei nostri colleghi piemontesi e la vocazione del Cineporto ad accogliere le produzioni non solo dal lato meramente esecutivo. E poi perché si sono associati, sotto un unico brand, alcuni tra i migliori produttori italiani, brillanti per curiosità intellettuale, desiderio di innovare modalità , linguaggi e forme di remunerazione, il vero cuore dei problemi del nostro mercato.
Auguro, dunque, alla Wildside, una lunga prosperità .
Fonte: http://www.tafter.it/2010/05/20/wildside-e-il-punto-di-incontro-tra-cinema-territorio-e-televisione-di-giulia-agusto/
Io c’ero a Genova 2001, si, e come (quella che per me è) la parte migliore della mia generazione mi sono formato lì dentro, credendo che un altro mondo è possibile. Andai a Genova in pace, senza scudi o armi improprie. Ero e sono un non violento, un cittadino per bene. Lo stato mi ha trattato da bandito, sparandomi lacrimogeni urticanti e picchiando la mia ragazza e i miei amici. Lì, a Genova, nel luglio del 2001 abbiamo tutti scoperto com’è fatto uno stato totalitario. Che non sa discernere tra bene e male, tra manifestanti democratici e provocatori di professione. Come negli anni settanta.
Oggi, nove anni dopo, ecco che significa vivere in un paese che non ha amore per i propri figli. Comunque la si pensi, io mi vergogno per loro, perché non sanno quel che fanno.
ROMA - Il governo fa quadrato intorno agli alti esponenti della polizia di Stato nei confronti dei quali la Corte d’Appello, ieri, ha emesso una condanna più severa rispetto al primo grado in relazione alla “macelleria messicana”, cioè le violenze compiute alla scuola Diaz durante il G8 del 2001 a Genova. “Resteranno al loro posto” dice il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano. Perché questi uomini, insiste, “hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del Viminale”. E perché quella della Corte d’Appello di Genova “è una sentenza che non dice l’ultima parola, in quanto afferma l’esatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado e quindi ora andrà al vaglio della Corte di Cassazione”.
Parole che il ministro dell’Interno, Roberto Maroni dice di sottoscrivere “al 100%”. “Non ho niente da aggiungere se non ribadire la fiducia per le persone che sono state coinvolte e confermare le opinioni espresse e le valutazioni del Viminale” dice l’esponente leghista.
Dopo undici ore di consiglio, ieri notte i giudici della terza sezione della Corte d’Appello del Tribunale di Genova hanno condannato 25 imputati su 27 a quasi un secolo di carcere, compresi i gradi più alti della polizia, ribaltando, appunto, la sentenza di primo grado. Il procuratore generale, Pio Macchiavello, aveva chiesto oltre 110 anni di reclusione per i 27 imputati. In primo grado furono condannati 13 imputati e ne furono assolti 16, tutti i vertici della catena di comando. I pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano chiesto in primo grado 29 condanne per un ammontare complessivo di 109 anni e nove mesi di carcere.
A definire quel che accadde “macelleria messicana” non fu un no global. Fu Michelangelo Fournier, uno dei funzionari di polizia imputati (è stato prosciolto per intervenuta prescrizione, così come l’agente Luigi Fazio) per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz di Genova, la notte del 21 luglio 2001, il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani, ucciso durante l’assalto a una camionetta dei carabinieri. Disse che la scena che si era trovato davanti era quella di “una macelleria messicana”. C’era sangue ovunque e gente terrorizzata e questo è documentato da centinaia di video, foto, testimonianze. La scuola era stata scelta dal Comune di Genova come ostello per giovani arrivati da tutta Europa. Al termine dell’irruzione dei poliziotti del Reparto Mobile di Roma, guidati da Vincenzo Canterini, oltre sessanta ragazzi rimasero feriti, alcuni dei quali in modo grave. La polizia arrestò 93 giovani, tutti poi prosciolti. Furono sequestrate due bottiglie molotov che, come hanno sancito ieri i giudici, erano state portate all’interno della scuola per giustificare gli arresti.
E a proposito di quelle molotov, c’è un agente di polizia che esce completamente assolto dal processo di secondo grado: è Michele Burgio, che accompagnò il funzionario Pietro Troiani nella scuola per portare le bottiglie. Burgio è stato assolto dalle accuse di calunnia per non avere commesso il fatto e di trasporto di armi, perché il fatto non sussiste.
Le immagini dei volti feriti, dei pestaggi, del sangue fecero il giro del mondo. La Corte d’Appello, ieri, ha detto che gli alti esponenti della polizia sapevano quel che sarebbe accaduto, e quel che accadde, quella notte alla Diaz. Che ci sono delle responsabilità . Mantovano esprime la sua fiducia, da ministro e quindi come membro dell’esecutivo, nei confronti degli uomini che la Corte ha ritenuto responsabili di quelle violenze ingiustificate. Questo non significa, aggiunge il viceministro, “che alla Diaz non sia successo nulla”, ma la sentenza di primo grado “aveva individuato delle responsabilità e distinto le varie posizioni”, quindi Mantovano si dice “ragionevolmente convinto che la Cassazione ristabilirà l’esatta proporzione di ciò che è successo, scioglierà ogni ombra su fior di professionisti della sicurezza che oggi si trovano in questa situazione”.
Insomma, gli ermellini spranno come rimettere ogni cosa al suo posto. E quei funzionari resteranno dove sono, ribadisce Mantovano, perché quello è un posto che “non si limitano a occupare” bensì “svolgono il loro ruolo con grande responsabilità e dedizione, rispetto al quale ci può essere solo gratitudine da parte delle istituzioni”. E poi, aggiunge il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, quella della Corte d’Appello è una sentenza che “criminalizza tutto e tutti, e fa propria la tesi più estrema dei no-global che è totalmente accusatoria nei confronti delle forze dell’ordine e del tutto assolutoria nei confronti di chi provocò danni gravissimi, morali e materiali, alla città di Genova”.
Fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2010/05/19/news/diaz-guardie-4184411/?ref=HREC2-4
Si gira in questi giorni tra Cisternino, Ostuni e dintorni, il film tv “Mia madre”.
Messaggio per tutti: l’Apulia Film Commission osserva il comportamento della produzione e dei suoi delegati e non apprezza. Osserva e registra. Osserva e deciderà , nel momento opportuno come comportarsi.
Per il momento è opportuno sappiano i nostri giovani (e non solo) professionisti pugliesi che vi lavorano, che l’Apulia Film Commission è sempre al loro fianco, anche quando è lontana chilometri e chilometri, perché seppur giovane, non è fessa.
Di ritorno da Cannes, per un pelo non perdo il volo Roma/Bari e mi sento molto George Clooney in “Tra le nuvole”, anche se ho un rapporto assai più pacificato con l’altro sesso e il mio amore che mi aspetta a casa.
Cannes, dicevo. Rutilante mondo di contatti, relazioni, business meeting, film e variety. A momenti sembrava che il vulcano islandese fermasse tutto il baraccone e che nessuno riuscisse ad arrivarci, sarebbe stata forse la volta buona per il mondo di capire che si trova sull’orlo del baratro.
Molto interesse per la Puglia, un po’ ultima spiaggia di un sistema cinema nazionale privo di mordente: le facce e gli spiriti dei colleghi italiani spersi tra gli stand o intruppati nelle code davanti alle sale dicono di una industria alla ricerca della next big thing che possa scuoterli.
Ogni tanto consultavo le pagine dei quotidiani online e i miei blog e siti preferiti (Ilpost.it, Ciwati, Internazionale, Spinoza) per vedere cosa succedeva nel belpaese. E succede sempre la stessa cosa in Italia. In particolare mi colpisce la discussione parlamentare sulla legge che blocca e irregimenta le intercettazioni, uno dei pochi veri strumenti di indagine. E mi chiedo: ma se io non ho niente da nascondere, perché mi dovrei agitare al pensiero che mie frasi possano essere pubblicate? Allora, se la vostra risposta è uguale alla mia, ci siamo capiti: questo è il Paese della doppia morale, dei ‘chiagn e fott’, dei moralisti alla Alberto Sordi. E mi viene in mente la storia di questi giorni del politico Usa teo-con che registra un video a favore dell’astinenza epperò si scopre che ha l’amante. Bella schifezza di falso ideologico.
Ho visto pochi film, alcuni buonissimi (tipo “L’uomo che verrà ” che si, lo ammetto, non avevo ancora visto e l’ho recuperato al mercato) altri volutamente ammiccanti al pubblico gggiovane di Cannes e cinefilo di mezzo mondo, il Gregg Araki di giovani fighi e corpi insaziabili. Siccome mi sentivo figo, ci sono andato pure io a vederlo, mi si comprenda.
Leggo anche delle proteste del Ministro/Presidente Zaia dinanzi alla scelta, opportuna in verità , di candidare Roma invece di Venezia ai giochi olimpici. Chiaramente non vincerà nemmeno Roma, ma come diavolo si fa a pensare anche solo dicibile di tenere i giochi olimpici nella più impossibile e assurda delle città del mondo? A Venezia, durante il festival, i ristoranti chiudono alle 22. Ma va là . Ah, la Lega nord…
L’Europa a me piace assai. E’ salva per miracolo e non sono ancora convinto che si sia salvata. Mi hanno disgustato le cronache dei drammatici momenti in cui i nostri presunti “leader” hanno deciso di salvare la Grecia dalla bancarotta e, così decidendo, l’intera impalcatura economica di un continente.
Ma, venendo a noi, a me l’Europa piace quando partecipo all’assemblea generale di Cine-Regio, il network di fondi regionali fondato tra gli altri, dal nostro Gigi De Luca, uomo di rara intelligenza e straordinaria capacità diplomatica.
E’ bello stare lì, nel ferro di cavallo con altri 30 colleghi, parlare inglese e scambiarsi opinioni, riflessioni, idee e proposte tra consimili, egualmente appassionati di cinema, territorio, industria dei contenuti. Anche quest’anno sono nati almeno due progetti di levatura europea in cui l’Apulia Film Commission sarà coinvolta. E’ bella l’Europa dei popoli, mi piace meno quella dei banchieri che si rimangiano la parola e dei capi di stato egoisti e miopi.
Mi ha commosso moltissimo la storia di Mariarca Terracciani, una donna di soli quarantacinque anni, madre di due figli, che si è lasciata svenare 150 ml di sangue al giorno per protestare contro l’insipienza delle classi dirigenti di questo stramaledettissimo paese (http://www.youtube.com/watch?v=g3BJsstITw4) e ne è morta, dinanzi alle telecamere riunite e la politica silente.
Lo dico spesso, troppo spesso, in questo blog: ma che paese è mai questo? Mi vergogno e piango. Non è giusto morire così.
Che storia che mi ha raccontato l’ottimo Daniele, di ritorno dalla bella trasferta a Lecce, dove stamane abbiamo inaugurato il Cineporto di Lecce.
E’ la storia di un runner pugliese che va in aeroporto ad attendere un attore da portare sul set del film ‘Il giuramento di Ippocrate’ .
Accanto a lui, un altro runner pugliese, attende il suo di attore da portare sul set della fiction tv ‘Una musica silenziosa’. Solo che non lo riconosce il suo uomo. Che atterra, esce dall’aeroporto, vede la macchina di produzione parcheggiata fuori e parte alla volta di Supersano.
Morale: tante produzioni tutte insieme, che in aeroporto non ci si capisce più niente e l’attore A è andato sul set B e viceversa.
Stupendo.
Almeno quanto è stupendo il Cineporto di Lecce, nelle manifatture Knos, un luogo europeo che mi inorgoglisce come pochi. Gli architetti che lo hanno progettato sono riuniti nello studio Metamor, hanno meno di quarant’anni, e stamattina quando sono arrivato avevano tutti le mani sporche di lavoro. Come Maurizio, Gemma e Michele. E’ il trionfo della classe creativa pugliese, questo Cineporto. Bravi tutti noi.
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