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Buoni questi quattro giorni passati al festival e al mercato di Berlino. Molti incontri, materiali, contatti presi e digeriti. Sento intorno a noi molto interesse: i produttori hanno bisogno di conoscere nuovi territori e di sapere cosa ottenere da loro. Troppi ci chiedono coproduzioni, ma noi questo davvero non possiamo darlo. Se non creare le condizioni perchè nascano imprenditori di nuovo conio in Puglia.
A Cannes dovremo sbarcare con buone notizie per il mercato e un profilo ancora più innovativo. A tale profilo dobbiamo dedicare tutte le nostre energie future. L’elenco è tutto qui, sui miei appunti e nella mia testa, lo staff è motivato e carico, il cda è pronto alla sfida, le istituzioni locali sono tutte consapevoli. Speriamo ci diano tutto il tempo necessario per sviluppare politiche.
Ieri sera ho appreso di Eluana. Le notizie che mi giungevano dal paese natìo mi hanno sconfortato e fatto crescere una rabbia potente. Stando qui, poi, nel paese della civiltà esasperata, penso al lento inesorabile scivolamento verso il baratro buio della restaurazione e mi viene in mente l’incipit e l’epilogo di quel durissimo film francese, L’odio, che ci ricorda che la cosa più difficile non è la caduta, ma l’atterraggio.
C’è bisogno di molte cose nuove in Italia e non ho parole. Voglio solo postare questa ‘amaca’ di Michele Serra, apparsa stamane su repubblica, non c’è altro da dire. Riposa in pace Eluana.
“Si vorrebbe e si dovrebbe tacere, ma proprio non ce la si fa. Anche perché tacere, di fronte alle urla e agli insulti altrui, rischia di sembrare una diserzione. E dunque: leggo le scritte “Beppino boia” tracciate sui muri da fanatici dementi, e ritrasmesse da un paio di telegiornali (potevano risparmiarselo: non sempre la merda è una notizia). Leggo la dichiarazione di un anziano attore (del quale taccio il nome perché mi vergogno per lui) al quale il signor Englaro “ricorda il conte Ugolino”.
Mi chiedo da quale spelonca arrivino questi pensieri mostruosi; se e quanto riflettano una mostruosità solamente rimossa per pochi decenni, ma presente da sempre nelle viscere di un paese ignorante e bigotto; se e quanto siano invece il frutto di una mostruosità tutta nuova, prodotta dall´incrocio venefico tra vecchie incrostazioni reazionarie e il modernissimo abuso mediatico della parola anche da parte di chi non ne conosce il significato e il peso; infine se non abbia confidato troppo, il signor Englaro, nelle capacità morali e legali di un paese sostanzialmente immorale e illegale. Esporsi al giudizio di una comunità è un atto nobile e umile, ma se la comunità è così fortemente dominata dalla menzogna e dalla superstizione, quanto vale il suo giudizio? Antigone ebbe il privilegio di ribellarsi alle leggi. Ma come ci si ribella all´illegalità ?”
Occorre meditare su questa notizia, di certo non nuova, ma importante e utile a comprendere i trend e quanto sia delicato il nostro settore industriale: tutto quello che facciamo succede perché c’è un pubblico che segue i contenuti, degli artisti che vi lavorano, dei produttori che (non sempre) rischiano, dei broadcaster che investono o, più spesso, disinvestono.
Come in questo caso napoletano:
NAPOLI, 2 FEB – Potrebbe terminare l’esperienza de ‘La Squadrà , fiction Rai prodotta a Napoli: una ipotesi che mette a rischio 250 posti di lavoro. L’allarme è stato lanciato oggi dalle Rsu del Centro di Produzione Rai TV di Napoli, che annuncia “tutte le forme di protesta e lotta anche quelle più radicali e visibili fuori e dentro l’Azienda”.
Oltre alla serie poliziesca – che dopo otto stagioni è diventata ‘La nuova squadrà , ma non è riuscita a replicare gli ascolti della prima versione – a Napoli si realizzano anche le soap ‘Un posto al solè e ‘7 Vitè. Secondo quanto si apprende, però, l’orientamento dell’azienda non metterebbe a rischio i posti di lavoro al centro di produzione tv di Napoli: anche se ‘La squadrà dovesse chiudere, sarà attivato un nuovo prodotto che permetterà alle professionalità finora impegnate nella realizzazione della fiction di continuare a lavorare. “La serie – spiegano in una nota congiunta CGIL, UGL, CISL E UIL – è uno dei pochi esempi in Rai di ciclo produttivo di prima serata interamente eseguito con risorse interne in tutte le sue fasi lavorative”. I sindacati hanno espresso “preoccupazione, disagio ma soprattutto rabbia per una decisione che di fatto oltre che, ridimensionare il centro di produzione, penalizza l’impegno,la professionalità , la disponibilità dei lavoratori di Napoli”. “La RAI di fatto, tagliando i budget destinati alla fiction – prosegue la nota dei sindacati – ferma le riprese di una produzione che da un decennio è realizzata nel quartiere di Piscinola, sito produttivo nella periferia est di Napoli; abbandonare tale realtà segnerà una vera e propria ritirata della Rai da un quartiere difficile dove l’Azienda ha rappresentato un punto di riferimento sociale di straordinaria importanza. Denunciamo che la contrazione produttiva comporterà sull’indotto una gravissima crisi occupazionale (si parla di circa 250 posti di lavoro a rischio) che, in una città priva di altre opportunità di questo tipo, sarà seria e grave”.
I sindacati hanno rivendicato infine la “forza” e il valore di un “grande patrimonio” che va difeso: “Si prende atto che la Rai su Napoli arretra dal punto di vista produttivo e soprattutto non investe sul nostro Centro con altri titoli o altra fiction, anche se il centro di produzione di Napoli era stato individuato come riferimento per la produzione di fiction nel mercato interno RAI”.
Stamattina alcuni fascisti infami hanno bruciato vivo un giovane indiano che aveva la colpa di dormire su di una panchina della stazione di Nettuno, pochi chilometri da Roma. Lo sdegno della insulsa politica italiana è rappresentato della parole di un noto esponente del PdL, importante carica dello Stato, che ha dichiarato: “Tale efferato episodio, è sintomo di inciviltà ”.
Ma io non ce la faccio più a sentire i tiggì. Le parole sono importanti diceva il giovane Moretti: incivile è buttare una carta per terra, suonare il clacson in situazioni che non siano di pericolo imminente; incivile è non alzarsi dinanzi ad una anziana sull’autobus, sputare per terra, buttare la spazzatura di mattina, non raccogliere la cacca del cane.
Quelli sono fascisti e criminali, altro che incivili, e troppi fascisti sono in giro, liberi di affiggere deliranti manifesti in pieno centro e in profonda periferia; di aggredire i più deboli solo perchè tali. Bisogna alzare la guardia a modo nostro, quello dei cttadini per bene e democratici: aumentando il controllo democratico, in ogni luogo fisico e istituzionale e abbassando i toni, smettendola di gridare allo straniero, perché si sa, in Italia nessuno dev’essere straniero dopo esserlo stato noi, per anni, stranieri in terre lontane.
La madre del fascismo è sempre incinta, diceva Bertold Brecht, non era l’unica cosa intelligente che scriveva.
Riceviamo queste carezze, dopo i faticosi giorni nel festival. Sarà vanitoso, ma, con il consenso del mittente, non resisto al desiderio di pubblicare questa email:
“Caro Silvio
ho fatto parte delle giuria lungometraggi solo per i primi due giorni, poi influenza e a letto 4 gg
mi è dispiaciuto moltissimo ma ubi maior…ti ringrazio per l’esperienza bellissima che comunque, anche solo in parte, ho vissuto e grazie soprattutto a tutti gli organizzatori della manifestazione che ha dato orgoglio alla città , a mio modo di vedere finalmente Bari associata alla cultura, alla partecipazione, alla voglia di fare bene, finalmente
non sarà l’ultima occasione, ne sono certo, poichè è stato lampante come tante persone non aspettavano che un’occasione simile di scoperta, conoscenza, fascinazione grazie ancora e alla prossima
continuate così ciao”
Giacomo
E’ raro trovare giornalisti bravi come Paolo D’Agostini. Al di là delle amicizie o delle simpatie un giornalista, anche quando invitato in una terra lontana da casa propria dovrebbe mantenere un distacco critico tale da comprendere sempre cos’ha dinanzi ai propri occhi per raccontarlo e filtrarlo a favore dei lettori.
Ecco dunque un estratto del suo editoriale di oggi su Repubblica edizione pugliese:
“Primo elemento: l´entusiasmo trascinatore e inesauribile di Felice Laudadio, il direttore artistico che con questa nuova incarnazione del motivo centrale della sua lunga attività di animatore culturale torna simbolicamente a casa - nella sua città , dove ventun anni prima aveva lanciato il Tornatore di Nuovo cinema Paradiso - dopo aver creato, avviato mille iniziative “per” il cinema italiano lungo l´intero Stivale.
Secondo elemento: il solido e serio retroterra strutturale messo a disposizione dalla giovane Apulia Film Commission; ancora giovane ma già capace di esprimere potenzialità che possono collocarla al fianco delle più attive e produttive esperienze omologhe di altre regioni italiane, a partire dal modello torinese-piemontese che ha dimostrato come le Film Commission possano diventare punti di riferimento decisivi e protagonisti di una cultura industriale del cinema.
E infine, terzo elemento, una politica locale, cittadina e regionale, che si è dimostrata attenta e sensibile: al cinema come espressione di identità e nutrimento dell´anima ma anche e senza contraddizione, al contrario, come investimento e ricchezza materiale attraverso l´alimentazione di un indotto; in un contesto, quello pugliese, dove la bellezza del territorio è potenzialità di qualificazione economica e occupazionale. Mantenendosi però con discrezione un passo indietro.”
Non male. Bravo Paolo D’Agostini.
Non ci si ferma mai, qui. Finito il festival c’è da chiudere tutte le scritture contabili e gli adempimenti formali e di rendicontazione. Un’attività delicatissima e necessaria, che qualcuno spesso dimentica essere fondamentale almeno quanto avere le sale piene. Un’attività , invece, che dura più del festival stesso e richiede ancora più attenzione di un saluto alla star di turno.
La sensazione che ho, dopo il festival, è che senza di noi, senza il lavoro paziente e silenzioso di chi porta avanti le carte, cura ogni procedura e gestisce i rapporti con la burocrazia degli enti partner nessun festival sarebbe davvero possibile, nessun cantiere sarebbe davvero aperto. Invece ci siamo, e teniamo gli occhi bene aperti.
Sto imparando tante cose, come non avrei mai immaginato, in questa esperienza di film commissioner. Per esempio ho imparato che la burocrazia è un elemento di stabilità e certezza democratica: beninteso, bisogna capirne il linguaggio, i segni, l’autoreferenzialità che a volte ti manda ai matti; ma la burocrazia è il senso stesso della divisione dei poteri e certe volte penso sia giusto che esista, perchè garantisce tutti, il povero e il ricco e da a tutti una possibilità .
Ieri è cominciato un periodo tremendo per noi: i cantieri dei Cineporti da portare a conclusione, le forniture da avviare da un lato; il film fund da migliorare e da seguire; i progetti della nuova programmazione regionale; i festival da seguire; lo staff da curare. Non è un lavoro facile il mio, posso dirlo o sembro presuntuoso? No, non è un lavoro facile.
Se il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola da un palco di un teatro gremito ed emozionato, al termine di una settimana intensa e chiudendo un festival incredibilmente popolato, dice di Apulia Film Commission che è una “meravigliosa avventura, splendidamente diretta da Oscar Iarussi e Silvio Maselli” e la mattina seguente, sulle colonne di un importantissimo quotidiano nazionale in edizione locale in un lungo editoriale si conferma nella valutazione, allora io mi emoziono veramente.
Perchè ho sentito in quell’applauso di sabato sera, nelle parole di chi abbiamo incontrato dopo e durante la settimana del festival, e nelle parole del Presidente il punto di vista di un intero popolo. La Puglia vuole il cinema e vuole crescere economicamente e culturalmente con esso.
Parimenti la Puglia credo cerchi serenità , una solida professionalità che sta avvertendo prendere piede in molti settori regionali e comunali perchè va detto, la Puglia oggi vanta una delle migliori e più giovani classi dirigenti del mezzogiorno d’Italia e questo è il nostro unico vero modo di affrontare la sfida federalista: non ritraendosi, ma affrontandola di petto, mettendo sul tavolo di ogni trattativa la nostra competenza, la nostra passione, la nostra strategia. Ce la faremo a rimanere tutti uniti?
Buon anno a chi c’è.
Il mio è stato molto intenso e mille sono le cose che ho lasciato in sospeso, ma sono qua, posso raccontarvelo e dunque c’è tempo e modo per affrontarle e risolverle. Perchè il mio è come il mestiere di Harvey Keitel in ‘Pulp fiction’: risolvo problemi.
Per farlo, però, è sempre bene ispirarsi allo slogan della casa di produzione di Baz Luhrmann:
“Una vita vissuta con paura è vissuta a metà ”.
Che poi vale come l’invito a non avere paura che Alessandro Baricco (che ho sentito in occasione della presentazione del suo film e come sempre ne ho beneficiato moralmente, è il Preside, non c’è niente da fare…) riprende dal vecchio Papa polacco. Nessuno sia Braveheart, ma ciascuno nel proprio mondo dovrebbe abbandonare la paura e affrontare i propri problemi e un po’ di quelli altrui, allora si che sarebbe un bel mondo.
Vabbè, comincia un anno citazionista, direte. O, peggio, moralista. Meglio fermarsi qui. Buon anno a tutti e tutte.
No che poi pensavo al passaggio del comunicato degli esercenti piccati del post precedente in cui si dice testualmente ‘con oltre cento milioni di euro’. Cioè il Piemonte e gli altri enti locali piemontesi hanno speso 100MILIONI di euro per fare il cinema lì. Cosa???
Ci rimango secco. I cineporti di puglia alla fine di tutti i conti, ma proprio tutti, costeranno circa 1 milione tutt’eddue. Il film fund costa circa una milionata l’anno, a partire però solo dal prossimo anno, visto che nel 2008 abbiamo speso meno di 600mila, film commission costa tra stipendi, indennità , rimborsi e storie meno di duecentomila…stiamo a competere contro i giganti. Nani sulle spalle dei giganti, altro che chiacchiere.
Vabbè, esco.
s.
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