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Durante il Bif&st ho conosciuto il Ministro del Mibac, Ornaghi. Oggi, proprio qui al Cineporto di Bari, abbiamo ospitato il Ministro Profumo che mi ha chiesto di illustrargli come funziona il nostro lavoro e a cosa servono i Cineporti. Si può pensare tutto il bene o tutto il male possibile di questo Governo, ma di sicuro scopro con piacere che i suoi componenti sono assetati di conoscenza e hanno voglia di ascoltare, di misurarsi, di condividere pensieri e progetti con i territori. La politica politicata dovrebbe prendere esempio non per travestirsi da tecnica, bensì per tornare a fare il suo antico e nobile mestiere: ascoltare, orientare, cambiare il proprio tempo.
Il Comune di Mola, in Provincia di Bari, che vanta un bellissimo castello, un piccolo e delizioso teatro storico, una piazza ampia e alberata e tante altre qualità , tra cui un lungomare appena ridisegnato dal grande architetto Oriol Bohigas ha da poco cambiato amministrazione. Ora è amministrata da una maggioranza di centro destra che mostra una vitalità preziosa. Mi ha colpito, incontrando ieri un suo rappresentante nell’ottica di prevedere la loro associazione alla nostra Fondazione questa notizia che dovrebbe fare scuola in tutte le amministrazioni locali. L’assessore al bilancio, all’atto di accettare la delega dal suo Sindaco, ha chiesto di vedersi assegnare anche quella alla cultura. Così da essere certo di poter avere un budget da gestire!
Intelligente soluzione amministrativa che dimostra quel che abbiamo sempre sospettato: il problema non è la scarsità di risorse. E’ il modo in cui si distribuiscono.
Non male questo protocollo e grazie alla sempre attenta Raffaella per avermelo segnalato.
Non si può più attendere che altri facciano regole, ma nel mondo odierno è più giusto fare le regole da sé, dando il buon esempio.
Noi lo abbiamo dato in Puglia ospitando il piccolo, bello e sostenibile film “Il primo incarico”.
“Set allestiti con materiali riciclati, trasporti meno inquinanti per merci e persone e tecnologie verdi per l’illuminazione. Queste alcune soluzioni contenute nel primo protocollo europeo destinato alle case di produzione per rendere il cinema più sostenibile. La nuova certificazione che quantifica il rispetto ambientale delle pellicole (Edison Green Movie) verrà presentata il 17 maggio durante il Festival di Cannes.
IMPATTO ZERO - Indicazioni di buon senso, contabilizzate in 38 aree di consumo, su cui lavorare per cercare di rendere i film a impatto zero. Consapevolezza ecologica targata tricolore, nata dall’unione di Edison, la più antica società energetica italiana, e Tempesta, tra le più giovani case di produzione cinematografica. Un incontro che negli ultimi mesi non solo ha aperto la strada per il dibattito ecologico in un settore spesso poco attento alle tematiche ambientali, ma che è riuscito anche a fissare una serie di regole scientifiche grazie all’apporto di Azzero CO2, società di consulenza energetico-ambientale di Legambiente.
SET - Un vero e proprio universo completo, del resto, quello dei set cinematografici. Piccoli mondi composti da città invisibili dove per molti mesi si svolgono tutte le azioni quotidiane. “Durante le riprese”, racconta Carlo Cresto-Dina, amministratore unico e fondatore di Tempesta, “i set sono come piccole città dove si fa tutto quello che avviene nel mondo reale. Oltre a girare e a recitare, infatti, si mangia, si beve, si dorme, si fa l’amore. E, soprattutto, si inquina. Per questo abbiamo creato un modello coerente per rendere queste piccole città provvisorie più sostenibili”.
BOLLINO VERDE – Una ricerca di sostenibilità che da spettatori potremmo vedere prima e dopo l’inizio dei film, grazie a una sorta di bollino verde che attesterà la percentuale di risparmio ottenuto dalle pellicole che per essere girate seguono le regole del neonato protocollo ambientale. “Di primo impatto”, prosegue Cresto-Dina, “può sembrare difficile doversi adattare. Ma la verità è che il nostro protocollo non complica la vita, ma la semplifica perché permette di pianificare meglio le azione e di risparmiare. Non solo in materia d’inquinamento, ma anche in termini economici. Visto che, adottando le nostre regole di razionalizzazione il budget delle produzioni può essere ridotto anche del 5%. Per questo”, conclude il fondatore di Tempesta, “sono molti gli operatori, italiani e stranieri, a cui potrebbe interessare. Infatti, abbiamo intenzione di proporre il protocollo anche alle grandi case di produzione. E di coinvolgere nella nostra rivoluzione verde anche gli attori che dovranno impegnarsi in prima persona adottando nuovi comportamenti”.
CIAK SI INQUINA – Altamente inquinate, del resto, l’intera filiera cinematografica tra trasporto, uso dei materiali e gestioni dei rifiuti. E, tra le strategie proposte dal protocollo, diversi accorgimenti per limitare l’impatto ambientale di una produzione. Come, ad esempio, la raccolta differenziata, l’uso di vernici ecologiche e di bioresine per costruire quinte e scenari, da riciclare in seguito invece che gettare, e l’uso di mezzi ecologici, come treni al posto degli aerei, e pieni carichi per i trasporti.
RISPARMIO ENERGETICO – Tra i costi più dispendiosi di un set, tuttavia, quelli riservati all’energia, visto il notevole consumo elettrico che prevede ogni ciak. Comparto sul quale, dicono gli inventori del protocollo, con l’energia risparmiata si potrebbe alimentare ogni anno una città di 10 mila abitanti. “Per rendere più verde il cinema”, spiega Andrea Prandi, direttore comunicazione Edison, “è fondamentale renderlo più efficiente sotto il profilo energetico. Azione possibile con operazioni relativamente semplici. Tra queste, un uso razionale dei gruppi elettrogeni per le riprese in esterno. Ad esempio utilizzando quelli di nuova generazione, come gli Euro 5, per una resa migliore. Oppure, come soluzione per il risparmio energetico, quella del collegamento diretto alla rete. Azione che, rispetto all’uso dei gruppi elettrogeni, fa risparmiare fino a quasi all’80%, in termini di emissioni. Infine”, conclude Prandi, “danche i kit fotovoltaici e l’uso di Led possono ridurre consumi e sprechi in maniera notevole”.
Carlotta Clerici
Fonti:
http://www.corriere.it/ambiente/12_aprile_06/cinema-eco-protocollo-clerici_e358b4ae-7f26-11e1-a959-e67ffe640cb1.shtml
http://www.azzeroco2.com/
http://www.tempestafilm.it/page/24
Son partito il giorno immediatamente successivo alla fine del Bif&st e non ho potuto postare il mio commento di fine festival. Che ritengo pleonastico, avendo ricevuto da un videomaker e imprenditore pugliese che stimo questa email che riporto, omettendo il suo nome per delicatezza. Sino a quando riceverò questi riscontri, non mollerò di un centimetro dalle mie convinzioni, dalla difesa strenua del festival cinematografico della Puglia.
“Ciao Silvio, sono contento che il Bifest sia andato bene e ti confermo che dal mio punto di vista è un’occasione ottima per addetti ai lavori e spettatori, di crescita e confronto costruttivo.
Mi spiace sempre non riuscire a partecipare a tutti gli incontri e le visioni che vorrei, ma in generale credo che sia una manifestazione di cui il territorio ha bisogno.
Non trovo utili quindi le polemiche personali e gli attacchi giornalistici che screditano quello che è e dovà essere sempre più una manifestazione di esplosione della creatività e delle potenzialità del territorio e delle persone, che si confronta sul piano nazionale e internazionale. Sicuramente si può e si potrà fare sempre meglio ma in quanto a organizzazione dell’evento per quello che ho seguito a me è sembrato impeccabile. Come sai non lo dico per piaggeria ma perchè accanto agli elogi cerco di costruire delle critiche costruttive che vi spronino a fare sempre meglio e sull’onda del successo delle vostre iniziative a raggiungere risultati sempre più importanti per il settore e per le realtà emergenti e molto piccole come la mia che come sai in questa fase non se la passano troppo bene. Credo che alla base di questo livore in alcuni casi ci siano anche ragioni umane, perchè al di la dei sogni, siamo tutte persone in carne e ossa e credimi per chi è imprenditore/precario come me le cose, anche quelle elementari, non sono affatto facili.” (…)
Sono tornato stanotte dal MIP TV, il mercato dei diritti televisivi e dei format, delle fiction dei prodotti che riempiono i palinsesti della tv di tutto il mondo.
Era la mia prima volta per questo mercato che ho trovato molto interessante, perché si incrociano i produttori di contenuti in un momento iniziale della costruzione dei progetti, dunque non interessati solo a parlar di soldi, ma anche a capire la fattibilità di una ripresa in luoghi diversi da quelli che avevano magari inizialmente pensato.
Quindicimila accreditati, centinaia di espositori dai grandissimi (Freemantle, Miramax, Endemol, Beta, Mondo TV, Mediaset o Rai) ai più piccoli e associati fra loro (APT per l’Italia, ad esempio) sono i numeri di un mercato che procede lento, vista la crisi, ma che rappresenta l’unica vera possibilità di esistere per molti produttori indipendenti che sul proprio mercato nazionale chiudono in pareggio i conti dei propri progetti televisivi e su quello estero cercano le revenu sharing che consentono di svilupparsi.
E noi, come AFC, siam andati a testare le nostre capacità attrattive con ottimi riscontri: molti produttori europei ci hanno mostrato grande interesse e dunque è necessario insistere, quando si trovano conferme alle proprie intuizioni.
Per il futuro mi piacerebbe che anche i piccoli e giovani produttori pugliesi capissero le opportunità di partecipare a questi grandi mercati organizzati. Magari ne parlerò nell’assemblea di distretto “Puglia creativa” del prossimo 10 aprile. Forza Puglia!
Ogni volta, a questo punto del nostro festival, io provo una cosa strana che definisco “malinconia del futuro”. Già so, insomma, che mi mancherà il BIf&st. I suoi film, gli sguardi attenti del popolo del cinema che inonda ogni sala ad ogni ora per otto lunghi giorni, gli ospiti, gli attori e le attrici, i giornalisti, la terrazza delle ore 19, lo staff del festival, le ansie quotidiane per il protocollo, gli autisti, i ristoratori, gli stagisti, i sorrisi delle hostess con le loro ingenuità ed errori, la sicurezza con cui si muove Felice nel suo mondo rutilante, i siparietti ironici e complici di Orsetta, gli scambi di punti di vista con Marco ed Enrico, i commenti al fulmicotone con Maurizio, le procedure con Cristina e Serge, le pluri quotidiane telefonate divertenti e chilometriche di commento con Tup, gli sguardi d’intesa con Angelo, il cinque con Franco e i mille altri volti meravigliosi di questo nostro microcosmo.
E poi mi mancherà infinitamente l’intelligenza fulminante di Ettore Scola, che mi fa battere il cuore quando mi è vicino perché io idolatro il suo cinema. Ma non sono mai stato quel genere di persone che ama farsi foto, chiedere autografi, raccontare ai registi i loro film, lasciar traccia di un’amicizia che sento crescere nella fiducia reciproca di un rapporto sbilanciato: lui un grande, saggio e ironico maestro, io un manager assetato di idee e storie, incantato ad ascoltarlo, ma consapevole di avere un confronto vero e mai una somma di monologhi.
Mi mancherà tutto questo e molto altro ancora. Ma ci sono ancora quarantotto ore di Festival da portare a casa. E due mesi di rendicontazioni. Al lavoro!
In questi giorni di Bif&st mi capita di condurre incontri con produttori italiani a confronto con un pubblico attentissimo e preparato.
Presentare Donatella Botti, Angelo Barbagallo e Riccardo Tozzi è stato il mio compito sin qui.
Rivelazioni, storie private di imprenditori di successo, intuizioni, modi di lavorare, idee per il futuro son stati gli argomenti toccati.
Molto bello l’incontro di oggi con Tozzi, che si è lasciato andare ad un confronto vero, profondo, sincero. Davanti a noi, ad interloquire con passione e intelligenza, la mitica Giovanna Cau l’avvocato del cinema per eccellenza. Vedere il doc su di lei “Diversamente giovane” è necessario per capire di chi stiamo parlando e l’emozione che ci ha dato averla in sala.
E poi ogni tanto qualche proposta “politica” o industriale come queste che ci ha fatto Barbagallo. Grazie ad un direttore di rivista attento e sempre sensibile come Antonio Autieri:
“In Italia i costi dei film, anche se sono più bassi che in Francia, non sono più sostenibili: con l’aiuto di tutti, artisti e lavoratori, bisogna pensare a sistemi di produzione più economici”. Lo ha spiegato ieri al Bif&st (Bari International Film Festival) Angelo Barbagallo, presidente della sezione produttori Anica durante un incontro con il pubblico dedicato al mestiere del produttore. “Sono sproporzionati – ha proseguito Barbagallo – i compensi “sopra la linea”, di registi, sceneggiatori e attori, ma anche quelli “sotto la linea”, per rigidità sindacali e dei contratti di lavoro per orari e composizione della troupe. E poi produrre in pellicola ormai non ha più senso: è necessario passare definitivamente al digitale che permette un risparmio su tempi e costi”. Per il titolare di BiBi Film, che ha ripercorso le fasi della sua carriera (a cominciare dal lungo sodalizio con Nanni Moretti in Sacher) e ha annunciato la fine delle riprese dell’opera prima di Luigi Lo Cascio, da lui prodotta, è necessario anche un maggiore impegno di Sky in favore del cinema italiano.”
Fonte: http://www.e-duesse.it/News/Cinema/Barbagallo-Anica-ridurre-i-costi-dei-film-129889
Cit:
“Non ha importanza se ogni tanto si abbandona anche per mesi lo psicofarmaco Beautiful nel tentativo di sottrarsi al suo dominio: quando lo si riprende, perché l´assuefazione si è impigliata nella coscienza, ci troviamo per fortuna dove l´avevamo lasciato.
E infatti, adesso, Ridge, con nuovo velo di barba a coprire le rughe, è stato per l´ennesima volta cornificato da Brooke Logan, che aveva pluri-risposato in passato: addirittura (però potrebbe essere un sogno o un incubo, mah!), il tradimento sarebbe stato perpetrato con un bel giovanotto moro, che risulta essere, salvo prossimi colpi di scena, figlio dello stesso Ridge e dell´altra sua moglie plurima attualmente ex, la famosa Taylor un tempo bellissima ma dal volto ormai imbottito dalle plastiche; la quale a sua volta in passato, però dimenticandosene, aveva fatto l´amore, tra l´altro, con Rick, figlio di Brooke e, mi pare, di Eric, supposto babbo di Ridge, il cui padre naturale, si scoprì una decina di anni fa, era invece tale Massimo Marone, padre anche di Nick, che in alternanza ha sposato sia Brooke che Taylor oltre a (due volte) Bridget, figlia di Brooke, ma dalla dubbia paternità (Eric o Ridge? Per ora pare il primo). Labirintica confusione? Pazienza, non è a Beautiful che si chiede coerenza, moralità e sensatezza, ci mancherebbe. Il 23 marzo questa grande epopea dell´incesto senza peccato ha compiuto negli Stati Uniti venticinque anni, con la sua puntata numero 6.291, mentre in Italia in quella fatidica data abbiamo visto la numero 6.095, essendo da noi iniziata nel giugno del 1990. Pare che ogni giorno gli incasinati Forrester e Logan più i loro figli e le tante continue new entry (dagli inizi più di duecento) vengano seguiti appassionatamente in 150 paesi, con una media di 450 milioni di persone al giorno, al 99% donne, più qualche maschio, però in veste di severo studioso del ramo. In Italia le signore che rifiutano qualsiasi colazione di lavoro o di amicizia per non allontanarsi, alle 13.40, dal televisore, sono 3,9 milioni, con picchi nelle ultime settimane di 4.877.876 carbonare, che soprattutto se amministratrici delegate o filosofe o sindacaliste, oggi, in tempi luttuosi, si guardano bene dal rivelare questo loro vizio, mentre in passato pareva molto spiritoso farlo, e si veniva intervistate come esempio di simpatica e colta femminilità . Massimo colpo di scena di questi giorni, Brooke, sempre bella anche se un po´ gonfiata, decide insensatamente di espiare la sua vita da lei stessa definita, esagerando, dissoluta, lasciando l´azienda Forrester e il momentaneo marito Ridge, che accoglie la ferale notizia sporgendo sempre più a destra il mento incastrato nel collo taurino: improvvisamente pentita dei suoi misfatti ultraventennali si dedicherà a opere di bene, non si sa per quante puntate, ma si immagina che qui gatta ci cova, e prima che ristrappi Ridge a Taylor (nel frattempo per l´ennesima volta subentrata nel talamo asessuato di Ridge), ne vedremo delle belle. Quale sia l´invincibile fascino di questa soap troglodita è un mistero, soprattutto oggi, dopo le meravigliose serie americane e inglesi, di assoluta contemporaneità , intelligenza e bravura di attori. Venti, venticinque anni fa, ai suoi inizi, ricorda una signora di grande cultura, liceali e universitarie italiane, non solo casalinghe dimenticate e incavolate, correvano a casa per non perdersi Beautiful, che con la sua rozzezza sentimentale e la sua assurdità atemporale aveva il potere magnetico di rilassare, di proporre un´esperienza di intrattenimento puro, di estraniare dalla realtà , di regalare un teatro dell´assurdo casereccio e nel suo genere, molto originale. Non si sa se esistano temerarie spettatrici della prima ora che a tutt´oggi, dopo ventidue anni, se vive, non si siano ribellate a questa schiavitù quotidiana, manovrata da quattro personaggi chiave, in azione sin dalla prima puntata e tuttora vivacemente ingombranti: la scopona Brooke, il palleggiato Ridge, e i due più anziani e geniali protagonisti, Eric, capo della casa di mode che fa i più brutti vestiti mai visti, e la sua signora Stephanie, gran maneggiona anti-Brooke, genio della vendetta. Tutti invecchiati sobriamente, insieme con le loro fan. In ogni caso il parco spettatrici si è rinnovato con ondate generazionali di ogni età , e malgrado si tratti della più longeva, quindi più vecchia delle opere saponose, sono molte le ragioni in più, oggi, per abbarbicarsi a Beautiful. Infatti, in questo dipanarsi di una storia del tutto irragionevole che mai diventa fiaba, non si è appesantiti da problemi di volgare realtà : trionfando esclusivamente e senza tregua il Grande Amore variamente tempestoso, ma la cui peccaminosità , se c´è, non dura più di una decina di puntate, perché poi sempre la cosa viene ricondotta al diamante di fidanzamento dentro la scatolina di velluto blu, all´orribile abito da sposa con strascico, velo e damigelle, e finisce davanti a un prete (mai davanti a un ufficiale di stato civile). Perché ciò che conta è il matrimonio, è la famiglia, e pazienza se tale è la confusione di tanto accavallarsi di sponsali e tradimenti e nascite, che anche la più rigorosa spettatrice del tipo che prende appunti e disegna folti diagrammi simili a ragnatele per tenere a mente ogni fiore d´arancio, non ce la fa ad avere davanti a sé un quadro ben chiaro.
Secondo un prezioso volumetto pubblicato da Oggi, i matrimoni celebrati in Beautiful sono per ora cinquantasette: il record assoluto appartiene a Brooke che si è sposata sette volte con Ridge, due col di lui padre Eric, una col di lui fratello Thorne, più con altri per un totale di 13 volte; seguono i sette matrimoni di Taylor e i sei di Macy, figlia della fracassona Sally, scomparsa dal video in quanto l´attrice che la interpretava è morta sul serio; parca di nozze, solo quattro, la noiosa Bridget, figlia maggiore di quella insaziabile Brooke che le ha fregato ad uno ad uno tutti i mariti. Figli in gran numero che, diventati grandi, per quanto molto più insignificanti dei loro genitori, consentono altre avventure, altri matrimoni, altre corna, altri equivoci, altri incesti. Tra le tante meraviglie di Beautiful c´è anche la sua capacità di rendere il dolore della vita del tutto revocabile. Stephanie si ammala di tumore al cervello senza scampo? Poi guarisce. Perde la memoria e diventa una barbona? Ne approfitta per un´avventura, poi risposa il suo Eric strappandolo ad altre tre o quattro mogli. Le sparano al cuore? Salta su come se niente fosse. Se si muore, la cosa non è definitiva, come per il gatto Silvestro. La più ferrata nella resurrezione è Taylor, che una volta viene travolta da un´auto e un´altra sparata: la inchiodano nella bara e la seppelliscono, ma poi ricompare fidanzata a un principe indiano pronta a riprendersi Ridge e a sposare mariti di altre parenti. Qualcuno si stupisce, si indigna, lascia perdere? Niente affatto, se non fosse per quelle brutte case dei ricchi californiani e senza neppure una colf a ore o un libro, si vorrebbe proprio quella vita lì, insensata, ma pacificante. E soprattutto quelle cerimonie nuziali giustamente definite da favola, tipo: su yacht truccato da pagoda cinese, sulla spiaggia in groppa a un cavallo bianco, nella foresta tropicale tra orchidee e pappagallini gracchianti, nel deserto sotto tende da sceicco, ai bordi di una piscina su cui galleggiano migliaia di candele accese, su immensi letti circolari all´aperto completamente circondati da veli fluttuanti. Servitori con turbante, violinisti tzigani, fontane di champagne. E lui tutto lucidato a torso nudo ormai un po´ sfatto, che sussurra a lei, tutta vestita: “Per sempre!!!” Spiace pensare che essendo ormai stabilito che Beautiful è eterno, non saremo qui, tra altri venticinque anni, a celebrare il venti-trentesimo matrimonio: di Ridge con Brooke, o di Taylor con Ridge o, finalmente, di Brooke con Taylor.”
Fonte:
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/schiavi-di-bruttiful-compie-25-anni-la-soap-opera-pi-famosa-del-mondo-seguita-37118.htm
In questi giorni di enorme tensione per il Bif&st e di strappi laceranti dovuti alle solite ansiogene attività preparatorie, mi soccorre la meraviglia e il sorriso dei ragazzi che lavorano qui al Cineporto. Mi hanno appena bussato per mostrarmi trionfanti di essere riusciti a stampare nientemeno che il marchio AFC sulle buste commerciali. Anche l’immagine ha il suo peso, no?
E mi hanno strappato un tenero sorriso. Come quello di chi ora sta lavorando al nuovo portale web o al rinnovo del contratto di guardiania o al bilancio.
Che meravigliosa squadra che ho!
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