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Uno due al cinema per il “mio” Pellicole a colloquio. Stavolta a chiudere l’ottava edizione son venuti Nanni Moretti, Antonello Grimaldi e Domenico Procacci per “Caos Calmo” venerdì.
Davide Barletti, Lorenzo Conte insieme a Claudio Santamaria e Valentina Cervi, oltre cast e troupe per “Fine pena mai”.
Due belle serate. Emozioni diverse.
Voglio tanto bene a Domenico e al ‘Maestro’ Grimaldi. Mi hanno formato quei due. Mi hanno aperto a questo mondo e il tempo passato racconta della loro qualità , pur nei difetti. Sono persone extra-ordinarie.
Moretti è Moretti. E non si discute.
Sabato sera, invece, per la prima volta vedo sullo schermo il marchio della Apulia Film Commission. Funziona!
E’ in testa ai titoli di “Fine pena mai” dei ‘fluidi’ Barletti e Conte. Due di noi, sperimentatori e innovatori. Forse per questo larga parte del pubblico non li ha compresi o, più semplicemente, apprezzati.
E invece sono loro l’identità pugliese che ci fa differenti da tanti. Sono un pezzo di futuro del cinema pugliese e meridiano.
Certo la sceneggiatura è ingenua, dolcemente ingenua. Non sono pochi i difetti, ma oggi trovare un’opera prima così nuova è quasi impossibile. Evviva i fluidi, viva l’alterità pugliese.
E così sappiamo che altri due talenti cresceranno nella MimongoPuglia.
Leggete le news della Direzione Cinema del Ministero.
Carlo D’Ursi e Andrea Piva hanno ottenuto il finanziamento per sviluppare due sceneggiature ambientate in Puglia.
Bene così.
Negli ultimi 15 giorni la AFC è stata a Bruxelles e a Berlino.
Il primo è stato un viaggio breve (per quanto possa esser breve un viaggio dalla periferia alla capitale dell’Europa). Faticoso, certo. Assurdo, infatti, non ci sia un volo diretto che parta in giorni diversi dal weekend: l’unico volo low cost (già , perché qui in AFC, se possiamo, voliamo low cost…) parte il giovedì e rientra la domenica. Giorni inservibili per chi non vive in Belgio.
Ma tant’è. Faticoso, dicevo. Ma utile.
Esiste una delegazione della Regione Puglia a Bruxelles, in rue de Luxembourg. A due passi dalla Commissione. Lo sapevate?
Tale ufficio è una manna dal cielo per noi e un dio del cinema renda merito a Carla e Michele (e Michela of course) e ai giovani stagisti pugliesi di esistere!
C’è gente in gamba che lavora lì, ma pochi sanno che esistono e, dunque, pochi utilizzano quegli spazi e quelle competenze per costruire network (la cosa migliore da farsi per accedere a finanziamenti europei) e per ottenere informazioni utili a supportare o determinare decisioni.
Torneremo a Bruxelles per iniziare finalmente a stare nel cuore dell’Europa come ci meritiamo. La verità , però, è che qui in AFC circolano tante idee, ma facciamo fatica a starci dietro e a fissarle su carta.
E’ incredibile vedere quanta energia, quanto lavoro ci sia dietro questa nostra piccola fondazione. Saranno le enormi ambizioni che coltivano per l’audiovisivo le istituzioni regionali e locali e gli uomini e le donne che hanno voluto prima e costruito poi AFC. Oppure saremo noi qui dentro, in trincea, tutti i giorni a volerlo così. Ne vedremo delle belle.
A Berlino, invece, sono successe molte cose buone.
Il festival, intanto, è una roba figa. Più di duecento film in programmazione, più di venti sale per le proiezioni, una organizzazione teutonica. Bravi.
Ma noi, io e Oscar, eravamo lì per altro.
C’era un incontro del network di film fund europei di cui siamo appena divenuti soci. Cine-Regio (www.cineregio.org) si chiama. Riunisce circa 35 regioni europee, che bello. Si parla inglese, si respira aria di unità , non ho avvertito alcuna ostilità da parte di territori potenzialmente in competizione con noi. Anzi, lo spirito europeo ti scalda il cuore.
Finita quella riunione abbiamo avuto molti altri incontri di cui non posso dire pubblicamente qui. Ma siamo felici. Esistiamo. Portiamo in giro idee e troviamo i soldi per realizzarle. Ne vedremo di belle nei prossimi mesi…
Per alcuni rappresentiamo un bel problema oramai. Ci vivono come competitori ostici. Sarebbe bello se la Puglia e i pugliesi lo capissero fino in fondo quanto lontano si può spingere la propria ambizione.
Da qui, é possibile leggere il resoconto stenografico degli interventi dei direttori delle Film Commission invitate al Senato per l’audizione del 6 Dicembre 2007 della Commissione Cultura, alla quale ha partecipato anche il direttore della Apulia Film Commission.
Riflessioni?
Aspettiamo i vostri commenti!
E’ fatta.
Dopo soli 5 mesi e mezzo di vita, abbiamo prodotto molte cose. Alcune visibili, altre meno. Ma, viste da qui, dal cuore della Regione Puglia, mi sembrano davvero tante.
Da oggi è on line il Regolamento che disciplina l’erogazione dei contributi alle produzioni. E’ il famoso (e a volte fumoso) Film fund previsto dalla legge che istituisce la AFC.
Sono disponibili, per i primi mesi del 2008, 150.000 euro. Non molti. Nemmeno pochi.
Ho lottato perché fosse uno strumento completo e trasparente. Adesso nessuno può fare il furbo con i soldi dei pugliesi.
Era questa l’idea di partenza. Forse alla fine ne è venuto fuori un testo molto formale, ma, ripeto, amministriamo denaro pubblico ed è necessario dotarsi di strumenti che lascino intendere la solennità di un contributo.
Dietro un contributo della Film Commission c’è il nostro lavoro, sordo, silenzioso e paziente.
Ma soprattutto ci sono le tasse del contribuente pugliese, la volontà della politica di sostenerci, il desiderio di una terra migliore.
E il 2008 come sarà , visto da qui?
Succederanno molte cose. Ora non posso dirlo. Chissà se per scaramanzia o per prudenza.
Di certo arriveranno molte risorse aggiuntive per realizzare gli scopi dello statuto e le attività del Master Plan che, riletto oggi, a distanza di 6 mesi, mi sembra ancora azzeccato. Là dentro ci sono intuizioni e deduzioni che rendono vivo questo lavoro. Senza quel lungo ragionamento non saremmo qua. Con quel ragionamento diventeremo più grandi e, con noi, tutti quelli che ci credono.
Auguri. Vado in vacanza. Torno presto.
Per il corridoio, sento fischiettare canzoni di Natale.
Dalla sala illuminata, ascoltiamo un nuovo cd.
Dentro, l’arcobaleno.
Ci sono tanti progetti da chiudere prima di affogare nel mare delle festività .
Dalla strada, un vigile fischietta.
Non è tempo di fermarsi.
Questo è il tempo giusto per agire, realizzare, produrre quanto di sano le buone menti hanno partorito.
Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione dell’artista salentino Carlo Michele Schirinzi.
…e l’eterno non m’abbandona
(raccontar storie lontane:
una riflessione sul ruolo dell’arte –pitturasculturacinemaletteraturamusicateatro)
…manca l’appuntamento con la morte…
…dalla pistola paterna 6 colpi tirati a vuoto sul suo corpo quattordicenne…
…gli organi vitali intatti (condannati all’eternità ?)…
Cronache passate, finzioni raccontate, pubblico accontentato.
Esiste un contemporaneo che si srotola sotto i nostri occhi sempre più velocemente e spietatamente ci lascia in balia del tempo che scorre, vinti ed esclusi dalla contemporaneità stessa.
Questo pensiero vola alla degenza della ragazza quattordicenne di Muro Leccese che l’altro ieri ha tentato di mettere fine alla sua esistenza, per una pena d’amore (questo è stato raccontato dai giornali): la mia non vuole essere ne una condanna ne un’ode alla sua azione, vorrei solo far riflettere chi non si cura del fiume impazzito che scorre nelle rocce carsiche, sotto la terra rossa e gli ulivi secolari eretti a simbolo di zona, da troppo tempo ormai; scontrarsi col dramma non è analizzarlo o, peggio ancora, banalizzarlo con l’inutile bestemmia del racconto: è una continua ed estenuante battaglia che non ci da tregua, perchè contro ogni forma di storia, contro il voler a tutti i costi direzionare le cose sui binari irreali dell’univoca comprensione dittatoriale. Un calcio alle storie per immergersi totalmente e farsi attraversare dal dramma per poi riemergere con qualcosa che non vuole essere consolatorio o anticonsolatorio, ma solo un caos d’affetti, un’implosione di sentimenti che percuote il contemporaneo con le sue stesse armi – la vita non si racconta ma si attraversa, a volte senza direzione –: un fiume agitato è dir poco, un’azione secolare che porta alla consunzione della roccia stessa, un grido latente sempre più soffocato da chi coccola il suo interesse solo con ciò che ha immediato riscontro, ma il reale non è appartiene alla Storia (i ricordi sono immagini), la Storia è appiccicata dopo, quando l’incendio ha ceduto il posto alla cenere…se il reale è incendiario, è con il fuoco che bisogna urgentemente ‘catturarlo’.
Il dramma è nel linguaggio, e l’immagine già contiene tutto il dolore secolare – di un Salento laterale, condannato a lievi spostamenti tellurici, a guerre inventate, a fortificazioni inutili, a finti abbagli culturali.
Carlo Michele Schirinzi 07/12/07
Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Angelo Amoroso d’Aragona. Â
La città di Bari è in questi giorni invasa da proposte cinematografiche. In due settimane sono state consumate Balafon, Sentieri nel Cinema, la retrospettiva su Laudadio e lo stesso Levante Film Fest che continua nella prossima settimana mentre in provincia, a Bisceglie, si aprirà l’appuntamento annuale di Avvistamenti, promosso dal Cineclub Canudo quest’anno su Studio Azzurro e Paolo Rosa. Tutte iniziative non solo di qualità ma ormai radicate in questa città e che pertanto meritano un’attenzione particolare. Il loro sovrapporsi non è ovviamente cosa positiva. Tanto più se avviene in un mese difficile per la programmazione culturale, qual’è il periodo prenatalizio, e se pensiamo che in autunno si succedono i più importanti Festival nazionali: Venezia Roma e Torino, appena terminato. E questo mentre in città si concludeva anche il Festival musicale Time Zone, per non contare la stessa serata commemorativa del 28 novembre, a 30 anni dal tragico assassinio di Benedetto Perone. Probabilmente una prima causa possiamo trovarla nei meccanismi d’erogazione dei contributi pubblici ma questa è solo una ragione in più perché gli operatori ormai storici di questa città si chiedano come coordinare le loro iniziative e imparino a farlo da “indipendenti”. E’ necessario non chiedere ma far nascere autonomamente un soggetto stabile che faccia da regia nel nome della diversificazione e della reciproca valorizzazione, lavorando sui meccanismi che mettono in contatto le iniziative con il loro pubblico, con un lavoro continuato capace di produrre un ambiente culturale in cui possano crescere talenti e radicarsi eccellenze, oltre che saperi collettivi. Quello che da tempo propongo con RECIDIVI, come rete del cinema e come animatrice di una Casa del Cinema, non vuole equivalere ad una marmellata od omologazione delle diverse proposte né alla loro unificazione sotto un unico cartello. Non vuole esaurirsi in un mero coordinamento, per altro necessario. In questi giorni si sono bruciate tante occasioni importanti, la presenza a Bari, per Balafon, di Michel Ocelot, uno dei più significativi autori di cinema d’animazione europeo, magari raccordabile alle tante iniziative di Get e Nuovo Fantarca per le Scuole nel mese di maggio, con stage professionali, laboratori o quant’altro. La singolare coincidenza di rassegna sugli anni ‘70 e l’evento per Benedetto Petrone che nei materiali di Bertolucci, Grifi e Rosa avrebbe trovato una possibilità di lettura più ampia collocando i materiali di Lopez in una dimensione di cinema della e sulla “militanza”. Per non parlare della possibilità di gestire un ciclo comune di incontri con Goffredo Fofi e Oscar Iarussi (nella veste anche di Presidente della Film Commission) che mettesse in relazione quei tre soggetti che proprio Fofi ci indicava come fondamentali per la nascita di un cinema “lontano da Roma”: un pubblico, la critica e gli autori. E’ davvero doloroso invece fare il conto del sottodimensionamento di tutto questo. E’ capitato anche a noi con la mostra su Kieslowski in Pinacoteca. L’abbiamo cercata, sdoganata e portata per primi in Italia, con il primato mondiale anche della pubblicazione delle foto ma non si è riusciti ad inserirla in un percorso più ampio, che facesse tesoro per tutti del contatto prezioso creatosi con la Scuola di Lodz, di cui anche Sentieri nel cinema quest’anno ha sottolineato il valore. Tutte queste iniziative perché si trasformino in ricchezza devono essere messe in condizioni di produrre cultura oltre che di favorirne soltanto la circolazione. Giustamente Mimmo Mongelli sta conducendo il Levante Film Fest nella direzione di un laboratorio per il “cinema da farsi” piuttosto che semplice vetrina. E, in una dimensione progettuale, ha puntato lo sguardo verso i Balcani e l’Oriente. Antica vocazione a Levante della nostra città ma sarebbe miope non vederne piuttosto l’attualità . L’internazionalizzazione delle imprese cinematografiche e video è l’unica strada perché si possa credere ad una sviluppo regionale di questo settore. La nascita della tanto attesa Film Commission regionale fa di tutto questo un terreno urgente di confronto tra operatori culturali, per il pubblico, critica cinematografica, spesso coinvolta nei meccanismi di promozione delle opere ma che deve conservare anche il suo ruolo di indirizzo e di studio, non ultimi autori e conservatori, ossia coloro che producono e coloro che si fanno custodi dei loro repertori per fini extracommerciali. Pubblico, critica e autori devono imparare a fare sistema e a governare una produzione di senso che è il problema storico di questa città , ricca di iniziative ma priva di luoghi e di centri che ne governino la sedimentazione e li trasformino in pensiero e in azione.
Io credo che si stia già andando in questa direzione. Occorre ora tirare le somme anche delle singole collaborazioni, piccole ma molto significative. Quella del Get con Sentieri nel Cinema, o quelle messe in moto proprio da questa testata Indy che vive di carta, di tv e di web. A iniziative concluse, nel nuovo anno, a cominciare anche da questo foglio sappiamo che possiamo raccoglierci e dare nuovo sviluppo alla proposta culturale cinematografica di una città che deve tornare a svolgere un ruolo di propulsore interregionale.
Angelo Amoroso d’Aragona
ARTICOLO INVIATO A INDY (periodico di cultura e spettacolo) - LA NUOVA TESTATA EDITA DA MIMMO MONGELLI E CHE TROVERETE IN QUESTI GIORNI AL CINEMA ARMENISE PER IL LEVANTE FILM FEST
I direttori delle Film Commission italiane sono stati chiamati a dibattere del proprio lavoro presso il Senato della Repubblica. Le audizioni sono scaturite dalla necessità di compilare la nuova legge sul riordino del Cinema.
Di seguito, pubblichiamo l’intervento del direttore della Apulia Film Commission, Silvio Maselli.
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